Accoglienza. La gioia di condividere
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Morbida e intensa la luce dall’ampia finestra illumina il soggiorno dove incontro Maria. Dai vetri s’intravedono le coloratissime case a schiera della cittadina che ci ospita, gerani e pervinche sui balconi baciati da un sole indeciso ancora fra l’estate e l’autunno. Ammiro di fronte a me una stufa a olle, mentre sorseggio un succo di mela. “E’ bellissima questa casa…” osservo “E anche molto grande…- continua Maria – troppo per una persona sola!” “Così è nata l’idea di coabitare?” “Sì, anche per questo e per molte altre motivazioni!” “Racconta!” le dico.

Questo altipiano, a 1200 metri di altitudine, ha marcato la frontiera fra Austria e Italia e adesso delimita il confine fra Veneto e Trentino, ma in questa casa le frontiere si sono aperte, con semplicità.

Maria si è sempre occupata della comunità in cui vive. E’ stata volontaria per trent’ anni con la Croce Rossa. Il suo vissuto racconta quanto per lei dev’essere importante prendersi cura dell’Altro. Ha figli, nipoti, un radicato senso di appartenenza a questi luoghi ed ha viaggiato. Ha avuto modo di guardare e, soprattutto, vedere oltre il mero quotidiano. Vedere la privazione e la necessità di altri, le diversità che si trasformano in ricchezza per chi sa valorizzarle. Ad un certo punto del suo cammino, con l’attenta intermediazione organizzativa dell’associazione di volontariato di cui è membro attivo, ha deciso di superare le naturali ritrosie e le possibili, inevitabili, difficoltà, per accogliere fra le sue mura domestiche chi potesse averne necessità.

Per costruire questa convivenza c’è stato un accurato lavoro delle reti sociali della città. Si cerca, innanzitutto, di creare sostegno reciproco fra gli attori della coabitazione, costruendo una possibile convivenza temporanea all’insegna di valori sociali importanti, di un’ospitalità dove la risoluzione di bisogni pratici ed economici crei migliori occasioni di vita, per chi ospita e per chi è ospitato, con attenzione alla fiducia, alla cura, all’aiuto nel momento del bisogno concreto.
In questo periodo di grande cambiamento epocale, dove nella narrazione del sociale incombono muri e filo spinato, periferie dimenticate, leggi divisive, distanziamenti da pandemia, parlare di coabitazione sostenibile e concretamente applicarla, segna un traguardo importante sulla strada della costruzione di una nuova coesione umana.

E di fronte alle necessità di questo nostro vivere urbano dove difficoltà di ogni tipo segnalano continuamente urgenza di innovazione, una coabitazione improntata al mutuo aiuto è cominciare a parlare finalmente una lingua nuova. Una stimolante narrazione che ci racconta della coabitazione su un altipiano fra una signora e un ragazzo etiope fuggito dalle guerre, o dell’accoglienza di un ragazzo albanese che ha lasciato la sua casa sulle tracce di una vita migliore in questa nostra Italia.

E tutto questo perché la signora Maria ha aperto per loro la sua casa. Negli anni, parecchi ospiti si sono avvicendati. Di alcuni il ricordo è come attenuato, di altri è vivido. Maria mi racconta infatti delragazzo etiope, del ragazzo albanese, di come si sono intessuti dei rapporti, al di là della pura e semplice condivisione di un tetto e di altri accenna appena il passaggio. Ma, come sempre accade, alcuni avvenimenti, segnati da opportune coincidenze, divengono emblematici e lasciano il segno a prescindere dalle modalità o dalle intenzioni che ne hanno determinato l’origine. E questo che racconto adesso è uno di questi.

Siamo in pieno lockdown, fine maggio 2020. Una donna migrante, da poco in Italia, dà alla luce una bimba presso l’ospedale.
Una gioia e un problema questa nascita. Dove portare questa bimba? Né la donna né il suo compagno hanno un alloggio che consenta una buona sistemazione per un neonato. Provvidenziale, è il caso di dirlo, è l’intervento delle reti sociali cittadine e di Maria. E’così che la bimba trova un alloggio immediatamente dopo l’uscita dall’ospedale. Da fine maggio a settembre 2020 la casa dalla stufa a olle e le pervinche alla finestra è risuonata dei vagiti di una bimba, per la gioia di Maria e della sua comunità intera.

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