C’eravamo tanto amati
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I figli delle coppie in fase di separazione diventano spesso merce di scambio, coinvolti in pressanti conflitti di lealtà verso l’uno o l’altro genitore e crescono nell’ottica del segreto invece che della sincerità mentre I genitori sembrano avere, come unico scopo, far emergere le inadeguatezze l’uno dell’altro, con un sentimento di rivalsa e vendetta che nulla ha a che fare con l’amore.

In realtà i genitori non realizzano che le prime vittime di questi stati di tensione, che a volte vanno avanti per anni, sono loro stessi, in quanto rinunciano ad uno stato di benessere personale a favore di uno stato di malessere persistente e fondato su rabbia e rancori, mentre sarebbe più proficuo e foriero di benessere, ammettere serenamente di aver sbagliato ed impegnarsi insieme per garantire, ai propri figli ed a se stessi, il maggior benessere possibile.

Ne abbiamo parlato, in una chiacchierata a ruota libera, con la dott.ssa Giuliana Franchini, psicologa che si occupa di problemi di coppia, e con l’avv. Alfredo Quattrocchi che ha una lunga esperienza anche come matrimonialista.Ai due professionisti abbiamo chiesto quali siano le dinamiche che scattano in una coppia al momento della separazione, come tali dinamiche influiscono sulla vita dei figli e se ci sono delle vie preferenziali che una coppia di separandi potrebbe seguire per evitare di cader nella spirale della ritorsione e dello “spionaggio” delle carenze altrui. Insomma perché riescano a puntare ad individuare le cose buone dell’altro piuttosto che le carenze.

Avv. Quattrocchi: Le battaglie tra i coniugi le considero inutili nella stragrande maggioranza dei casi, perché il voler far emergere le inadeguatezze dell’altro non porta nessun vantaggio a chi lo fa. Se poi ci sono bambini, questi vengono spesso spinti a schierarsi con uno dei genitori e crescono in un’atmosfera di ambiguità e falsità. Il concetto dovrebbe essere semplice: far stare male l’altro non fa star bene te.

Dr.ssa Franchini: è il grande tema dell’innamoramento. Quello che vediamo nell’altra figura genitoriale, è quello che ci è mancato nella nostra infanzia. Quindi la prima cosa da fare, per un terapeuta, è ripercorrere la storia familiare dei componenti della coppia. Perché noi scegliamo quello che sarà il nostro compagno di vita in base a quello che ci è mancato, ai nostri bisogni infantili irrisolti.

Ma come è possibile che da un atto di amore si passi ad un odio così viscerale?

Dr.ssa Franchini: Quando una coppia entra in crisi vediamo frustrato il bisogno di attenzione che vorremmo ma che il partner ci nega e quindi tutto ciò che era amore si trasforma in odio. Infatti la responsabilità del partner salva la nostra.

Avv. Quattrocchi: Dalla mia esperienza, il rapporto guarisce quando subentra l’indifferenza, ma è un processo che può durare anni o non concludersi mai. Abbiamo avuto coppie che dopo 10 anni di separazione riaprivano le ostilità davanti a una richiesta di divorzio rifiutandosi, in questo caso la moglie, persino di salire sullo stesso ascensore con il marito.

Dr.ssa Franchini: arrivare alla indifferenza è possibile solo se non sei posseduto dalla rabbia.

Cos’è la rabbia?

La rabbia nei casi di cui stiamo parlando è essenzialmente amore frustrato.

Come comportarsi con queste coppie ostaggio della rabbia?

Dr.ssa Franchini Con queste coppie bisogna far recuperare loro il filo iniziale, recuperare cioè, almeno in parte, il rapporto per poter salvare le relazioni coi figli. Nelle donne, come nel caso di quella a cui accennavi, la rabbia sta nel fatto che si sentono defraudate. Capita spesso infatti che una donna investa nella coppia più che nel lavoro, più che nelle amicizie, più che nella soddisfazione personale e quindi l’ondata di rabbia è particolarmente grande.

Al di là di questa osservazione è palese come, per entrambi, la cosa più dura da affrontare sia riconoscere il proprio fallimento.

Avv. Quattrocchi: io ho notato che spesso le consulenze, disposte dai tribunali, sono proiettate sui figli, ma, a mio parere, se si mettono a posto i genitori di conseguenza vanno a posto anche i figli.

Dr.ssa Franchini: sono d’accordo, la capacità genitoriale viene spesso compromessa dal fallimento del rapporto. Certo, è vero che il genitore dovrebbe avere in mente il figlio e mettere a latere il conflitto, ma nella realtà questo spesso non accade, anche se di solito poi nella realtà, uno dei due è più accudente dell’altro in questo percorso.

spesso per convincere i genitori ad assumere un atteggiamento più morbido, viene agitato lo spauracchio dei servizi sociali

Dr.ssa Franchini: A Bolzano ci sono stati esempi positivi di affido temporaneo ad altra famiglia per un numero limitato di ore, anche solo per fare i compiti per esempio. Spesso il fatto di avere uno specchio nell’altro genitore affidatario permette al genitore vero di rimodulare il disagio interno. E questo è un passaggio molto importante.

Avv. Quattrocchi: noi abbiamo avuto delle buone esperienze con l’ausiliario nominato dal Giudice. Accade abbastanza di frequente che il Giudice abbia nominato uno psicologo per sei mesi perché si relazionasse con la coppia e poi riferisse direttamente a lui. Un’altra figura interessante è quella del coordinatore genitoriale. Sono figure che contribuiscono molto a spezzare la catena di ritorsioni di un genitore nei confronti dell’altro che, senza supporto, può veramente andare avanti senza soluzione di continuità.

Dr.ssa Franchini: In realtà le coppie che portano il litigio ad oltranza sono appiccicate tra di loro. Il collante che li unisce è sempre la rabbia, la frustrazione per quel qualcosa che non è stato dato. In questi casi abbiamo un non detto molto forte. Cosa succederebbe se smettessero di litigare?

Avv. Quattrocchi: abbiamo notato che negli ultimi anni mantenere il rapporto di coppia è diventato più difficile, sono sparite ad esempio le coppie che aspettano che i bambini siano cresciuti per separarsi.  L’interesse comune verso la protezione dei bambini, che fino a una decina di anni fa predominava, ora sembra quasi che sia stato perso di vista.

Dr.ssa Franchini: Sono d’accordo. Ultimamente si è notato come un ripiegamento su di sé, da parte delle persone. L’altro non esiste o esiste limitatamente alla propria soddisfazione, questo perché non si è lavorato per costruire una rete o per il proprio benessere.

Avv. Quattrocchi: io credo che ci sia una svalutazione dell’intimità, dove per intimità intendo dare corpo e mente reciprocamente.

Dr.ssa Franchini: mancanza di intimità è anche mancata progettualità, la capacità di manifestare i propri sogni, i desideri, insomma la parte più vera di sé. L’intimità c’è quando puoi raccontare le tue cose, anche le peggiori, senza paura di essere giudicato. Ma spesso, specialmente le donne non se lo consentono, valutano l’opportunità di cosa dire o non dire. Alla fine l’intimità non c’è, nel senso che c’è una scarsa capacità di entrare nel mondo emotivo di un altro e farlo entrare nel proprio. Questa è una generazione che poco ha a che fare col mondo emotivo.

Come sarà possibile rimediare a questo deserto emotivo?

Dr.ssa Franchini: certamente non esiste la pillola giusta. Però sarebbe già un passo avanti seguire l’esempio dei paesi Scandinavi. In questi paesi, già nelle primissime classi della scuola, i bambini seguono lezioni di empatia, imparando a capire cosa prova l’altro e quindi nel loro percorso di crescita partono non da sé stessi ma dall’altro. Questa è la base per costruire una coppia che sia in grado di reggere anche davanti alle difficoltà più gravi come una separazione.

Avv.Quattrocchi: la mia ricetta è: parlate molto ed ascoltate di più.

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