Quando l’egoismo fa rima con Covid-19
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Clara (nome di fantasia, storia vera) è una giovane operatrice sociosanitaria che vive a Bolzano. Dopo la scuola professionale ha trovato subito lavoro in una casa di riposo come aveva desiderato. Arrivata la seconda ondata dell’epidemia di Covid, Clara non ha partecipato al test di massa organizzato dall’Azienda Sanitaria.  Non voleva restare chiusa in casa in quarantena, nel caso l’avessero trovata positiva.  Clara si è poi rifiutata di fare la vaccinazione anti Virus. Ha ventinove anni e non si sente in pericolo. Dice che preferisce aspettare per vedere se il vaccino funziona, se causa effetti collaterali e se non fa parte di un complotto dell’industria farmaceutica. Guglielmo di Ockham avrebbe storto il naso di fronte a queste spiegazioni.

Il rasoio di Ockham

Recentemente una neurobiologa italiana ha sostenuto che in questa pandemia alcune persone mostrano comportamenti simili ad una forma di “demenza cognitiva”, causata dal ridotto utilizzo dei lobi frontali. Ovvero chi nega l’evidenza di fatti ben documentati disattiverebbe la capacità di distinguere il vero dal falso e non sarebbe più in grado di valutare le conseguenze delle proprie azioni sugli altri.  “Il rasoio di Ockham” è un antico principio di logica e poi di ricerca empirica che possiamo riassumere così:“se disponi di una spiegazione semplice, non metterti a cercare una spiegazione più complessa”. Ora proviamo ad applicare Ockham ai comportamenti della nostra operatrice della struttura per anziani. Da mesi vive in prima persona situazioni che altri leggono sui giornali:  “Ventidue pazienti positivi nel reparto di geriatria dell’ospedale di Rovigo, a cui si aggiungono anche quattro operatori (due infermieri e due operatori sociosanitari) che avevano rifiutato il vaccino al Covid-19”. Repubblica, 06.02.21.

Per quale motivo Clara decide di ignorare fatti di cui è testimone diretta ed opta per comportamenti – niente test, niente vaccino – che hanno già avuto conseguenze mortali proprio per gli anziani che dovrebbe proteggere? 

L’egoismo

“L’egoismo è l’atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità”

La spiegazione più probabile è che Clara agisca solo in base al proprio tornaconto personale. Le conseguenze sugli altri delle sue scelte non la interessano. I lobi frontali di Clara funzionano benissimo, così come quelli della maggior parte delle persone che durante l’epidemia si stanno comportando come lei.  Sono semplicemente individui in cui prevalgono comportamenti egoisti. Persone ben consapevoli di infrangere gran parte delle norme – scritte e non scritte – che regolano le relazioni umane ed i contratti di lavoro.

Per questo selezionano, manipolano e diffondono informazioni in grado di fornire alibi al loro agire.  Le motivazioni con cui cercano di giustificarsi sono il prodottodel loro egoismo, non la causa.  L’egoista ovviamente non si dichiara. Danneggerebbe sé stesso.

Egoisti si nasce?

Molti anni fa, mentre ascoltava il racconto di una cornacchia che prendeva per sé tutti i giocattoli degli altri (“Alles meins!”)mia figlia mi aveva chiesto come mai ci sono le cornacchie egoiste, visto che non piacciono a nessuno.  Nella primissima infanzia una certa dose di egocentrismo è fisiologica. Ma già a partire dai due-tre anni sappiamo capire gli interessi degli altri, cooperiamo e pratichiamo tenacemente l’equità. Riconosciamo le norme sociali e cerchiamo di comportarci in modo da piacere alle persone. Altruisti si nasce, come ha riassunto recentemente lo psicologo evoluzionista Michael Tomasello nel suo bel lavoro conclusivo “Diventare umani”

Egoisti invece si diventa a piccoli passi. È facile, basta esercitarsi. Provate. Scegliete sempre il vostro tornaconto personale e fate sempre pagare i relativi costi, materiali ed emotivi, a chi vi sta intorno.  Convincetevi che non vale la pena essere generosi, leali e solidali. Il mondo è pieno di persone a cui potete prendere qualcosa senza ricambiare.  Fino al punto in cui degli altri non vi interesserà più nulla. Fatto! Siete riusciti a cancellare l’altruismo dal vostro repertorio di comportamenti.  

Sappiamo bene che ci sono passaggi nella vita in cui è necessario pensare a noi stessi e prendere decisioni che hanno un costo per qualcun altro. Ma quando i comportamenti egoistici diventano dominanti e si sommano a tratti socialmente tossici come la tendenza a manipolare, la sopravvalutazione di sé, la mancanza di empatia e l’avarizia nelle sue diverse forme, siamo di fronte a degli egoisti predatori.

Che fare con gli egoisti?

Nella sfera lavorativa disponiamo di strumenti contrattuali e di norme deontologiche per difenderci da chi per interesse personale mette a rischio la vita degli altri. Ed è proprio arrivato il momento di utilizzarli anche in questa pandemia. Ma che fare nelle relazioni personali? Le persone “normalmente altruiste” possono provare rancore e desiderio di vendetta di fronte all’imperversare degli egoisti.  Ma sono sentimenti dannosi per chi li vive ed infettano le nostre relazioni sociali, proprio quando abbiamo più bisogno di condividere ottimismo e leggerezza con chi ci è vicino. È molto meglio difenderci con ironia, umorismo e distacco emotivo, così da lasciare gli egoisti in compagnia dei loro simili.  E quando riapriranno i nostri locali preferiti, “loro” saranno costretti a prendere l’aperitivo – ed a pagarselo – da soli. Perché anche dopo l’emergenza continuerà l’eterna lotta tra individualismo e spirito collettivo. 

Ma di altruismo ci occuperemo la prossima volta.

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