Fare, fare, fare. In bocca con le mani!
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Dopo essere diventata borsista dell’associazione V.D.M.F.K. (www.vdmfk.com) vissi anni di grande lavoro, facevo scuola di pittura anche con insegnanti come Carati Bruno, ex allievo della scuola, membro dell’associazione e pittore che dipingeva con la bocca , egli  mi creava ausili per dipingere al meglio, oltre a lui il pittore Gianni Santamaria Guidolini che mi ha seguito per oltre 20 anni, lui era un artista più vicino a me, sia come intesa che anche come personalità, come rabbia, come vita. Anche Gianni era disabile, focomelico e aveva avuto una vita difficile.

Studiavo pittura e cercavo che la mia bocca diventasse le mie mani, facevo: porcellana, bassorilievi, ceramica, stoffa, matite colorate, creta, pennarelli, di tutto. Non so più cosa volevo provare, volevo sentirmi sana a tutti costi.

Ho sempre lottato contro il mio handicap attraversandolo, per assurdo “facendolo ancor più mio”, impegnandomi ad usarlo e superarlo.

A scuola speciale ero benvoluta dagli assistenti ai bidelli, agli insegnanti, non so perché, non l’ho mai capito… mi ricordo un episodio: una volta un autista, siccome mia madre gli disse: “mi raccomando quando arriva a scuola, la guardi lei!”, lui si arrabbiò e rispose:” signora quando sua figlia arriva a scuola è una regina! fanno tutti a gara a prenderla!”.

Lei non lo sapeva perché non c’era, io in casa avevo un comportamento troppo diverso, ero troppo adulta mentre a scuola potevo giocare, la direttrice mi chiamava “il canarino della scuola!”. A scuola ero me stessa, non ero giudicata mentre in famiglia dovevo dimostrare che avevo talento per compensare la mia disabilità, dovevo essere più intelligente di altri, avere una dignità superiore e molto coraggio. Mio padre quando veniva a prendermi a scuola si stupiva di quanto ero amata e benvoluta e soprattutto con quanta naturalezza io rispondevo a questi sentimenti. All’epoca forse mi mancava un po’ di affetto tutto mio, infatti ho avuto la prima amica del cuore dopo i 25 anni… per me l’affetto è una parola grossissima, ero molto chiusa, solo sorridevo, cantavo, ridevo e il mio mondo era la mia scuola speciale. Il rapporto con i miei compagni era bellissimo, erano fratelli e sorelle non estranei. Ma uscita dalla scuola speciale cominciai a sentire la forte necessità di un rapporto-speciale.

Pensando al futuro mi aspettavo di continuare a lavorare con la mia scuola, infatti ero impreparata ad uscirne, il Comune mi illuse di assumermi, in realtà scoprii poi che era già prevista una persona per questo lavoro, grande fu la delusione.

Io e lo studio – “lasciala fare così occupa il tempo”

Dopo aver fatto sette anni di cultura generale e avere individuato il mio talento artistico, pareva che la scuola avesse assolto il suo compito, la mia strada era la pittura.

Io mi ribellai a questa presa di posizione, e mi ricordo che comunicai ai miei genitori che avrei voluto fare le tre medie in un anno, per poi continuare … mi ricordo ancora come oggi la faccia dei miei, mio padre scoppiò in una risata e mi fece una carezza, come dire “stai a cuccia!” e io mi arrabbiai moltissimo e gli dissi “non mi puoi trattare così, io ormai lavoro e posso fare ciò che voglio!”, mia madre disse “lasciala fare così occupa il tempo”, frase molto in voga in casa mia, qualsiasi cosa io facessi era “per occupare il tempo”, quando in realtà era proprio quello che mi mancava: il tempo, avevo già 20 anni.

Lasciai perdere con loro l’argomento, ma continuai a programmare i miei studi, trovai amici disposti a farmi lezione privata gratuitamente, per amicizia, poi frequentai lezioni di seconda e terza media a scuola, gli studenti della parrocchia s’offrirono per i compiti, non perdetti un’occasione per arrivare al mio intento.

Non decisi più di discutere ma scelsi di FARE, FARE, FARE.

A scuola pittura e studio, a casa pittura e studio, lavorai come una pazza un anno intero per riuscire a fare tre anni in uno, fu un anno bellissimo!

Non dissi nulla ai miei genitori e mi diplomai alle medie, presso la mia scuola speciale.

In seguito organizzai con i miei insegnanti una festa dove invitai i miei genitori, gli amici ed i volontari… preparai per ognuno un mio ricordo fatto da me in porcellana e comunicai che mi ero diplomata! I miei insegnanti insieme mi regalarono un bracciale d’oro ed io per tutto il tempo continuai a piangere!

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