Pedopornografia, la nuova frontiera della pedofilia online
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Colpiscono non poco i dati sui minori in rete e sui pericoli che essi corrono. Tra questi emerge la pedopornografia e i tanti siti che diffondono materiale di azioni sessuali con minori e tra minori. Con un semplice click oggi è facile sia cercare materiale di questo tipo che pubblicarlo e le possibilità per bambini e adolescenti di avvicinarsi a un universo così pericoloso, nuova frontiera della pedofilia e dell’abuso, aumentano di giorno in giorno. D’altra parte secondo alcune ricerche, il tempo che i ragazzi passano in Internet è considerevole: tra i 13 e i 18 anni arrivano a 6.5 ore al giorno. Ma ancora più inquietante è il dato dell’età in cui si comincia ad usare il telefonino in “autonomia”. Uno studio recente segnala che bambini già all’età di 3-4 anni se ne stanno da soli col cellulare di un genitore e accedono a Internet senza che l’adulto se ne accorga, né controlli.

Preoccupano non poco, allora, gli avvertimenti della Commissione europea quando indicano in crescita le segnalazioni di abusi sessuali online e ancora di più quelli della Polizia Postale che evidenzia l’aumento della diffusione di materiale pedopornografico nel corso della pandemia.

Del resto, neanche un paio di mesi fa, poco prima di Natale, abbiamo avuto notizia di una maxioperazione internazionale della Polizia Postale che ha scoperto un terribile “traffico dell’orrore” che girava su Whatsapp  e Telegram dove il materiale “tossico” diffuso era fatto di scioccanti immagini di violenze sessuali e “torture” su bambini piccoli, messe in rete anche in Italia da insospettabili professionisti, impiegati, consulenti universitari, pensionati. 

Il problema è sicuramente quello di aumentare il controllo e la vigilanza sulla rete ma è anche quello di far conoscere ai bambini che navigano in rete senza alcun controllo degli adulti la pericolosità della pedopornografia. È acquisito che i danni psicologici dei minori che si imbattono in queste immagini possono essere pari a quelli di chi viene abusato realmente.

Va detto poi che in internet l’aumento di materiale intimo e sessuale è dato anche da quello autoprodotto dai minori stessi per divertimento. Nel lungo periodo del lockdown, video e immagini prodotte con il “gioco” del sexting che ragazzi e ragazze si sono scambiati, hanno contribuito in maniera inconsapevole alla diffusione di materiale erotico al di fuori dello scambio consensuale che ha arricchito il mercato della pedopornografia. Si sa che un buon 13% di minori invia “selfie privatissimi” agli amici che poi finiscono anche su siti pornografici.

Non basta, pertanto, il grande lavoro di vigilanza e di repressione dei reati da parte delle Forze dell’ordine, serve con la massima urgenza una comunità educante che sappia mettere al primo posto del progetto educativo interventi di informazione e sensibilizzazione dei minori sui rischi che corrono fotografandosi per gli amici. C’è la necessità che famiglia e scuola sappiano educare alla sessualità e all’affettività, perché la prevenzione si fa in questo modo. Solo se si educano gli adolescenti a una digitalità responsabile si potrà contenere il sexting ed evitare la sextortion. Ma c’è bisogno di adulti di riferimento in grado di parlare di queste cose ai minori, competenti nell’ indicare le buone prassi utili per proteggere e proteggersi.   

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