Stress, relazioni e salute (2° parte)
Share :

Nella prima parte di questa riflessione, abbiamo visto che se la qualità delle relazioni ha un effetto sulla salute, questo è legato al fatto che le relazioni sono potenziali fonti di stress e, quindi, quando ci ritroviamo in situazioni stressanti o iper-stressanti oltre la nostra capacità di contenimento, il sistema dello stress può andare incontro ad un disequilibrio o ad una perdita di tono, alterando così tutta la fisiologia e facendo comparire i cosiddetti “Sintomi Vaghi”. E abbiamo spiegato come tutto questo sia mediato da un sistema biologico (il Sistema Nervoso Autonomo) che sorveglia continuamente il nostro rapporto con l’ambiente e regola di conseguenza tutta la nostra fisiologia. Ora vediamo quindi “come” accade tutto questo e, soprattutto, a quale scopo; vediamo qual è il senso di tutto ciò. Per comprendere questo, è necessario approfondire un attimo alcuni aspetti della nostra biologia.


Il Sistema Nervoso Autonomo è molto complesso, agisce in connessione con altri centri nervosi, sottocorticali e corticali, e quindi risponde a tutto ciò che accade nel nostro rapporto con l’ambiente, integrando molteplici input. La cosa importante da sapere è che il Sistema Neurovegetativo ha uno scopo ben preciso; non regola la fisiologia meccanicamente, ma con una sorta di intelligenza: coordina, cioè, e organizza tutta la fisiologia per rispondere alle varie situazioni con una finalità specifica. Il Sistema Neurovegetativo, cioè, è un sistema finalizzato “all’adattamento”, che nella storia filogenetica degli organismi viventi si è sviluppato gradualmente e in maniera sempre più sofisticata. La nostra fisiologia, quindi, viene coordinata e regolata sulla base di quello che serve.


Il ricercatore che ha chiarito maggiormente questo aspetto è un ricercatore statunitense, che lavora nell’ambito della psicofisiologia, Stephen Porges, che già negli anni Ottanta e Novanta ha condotto degli studi in questo settore ed è giunto ad una comprensione più profonda di tali meccanismi, che ha descritto all’interno della cosiddetta Teoria Polivagale.


Tradizionalmente il sistema neurovegetativo è sempre stato descritto come suddiviso (lo abbiamo spiegato anche nella prima parte di questo articolo) in Simpatico e Parasimpatico (quest’ultimo chiamato anche Sistema del nervo Vago). Grazie alle sue ricerche su alcuni aspetti della teoria tradizionale che non tornavano, Porges ha sviluppato la Teoria Polivagale che riconosce all’interno del nervo Vago (che corrisponde al Sistema Parasimpatico) due modalità di funzionamento differenti, come se ci fossero DUE nervi Vaghi (per questo l’ha chiamata Teoria Polivagale). Quello che anatomicamente è UNO (il nervo Vago) in realtà dal punto di vista evolutivo e funzionale sono DUE: il Sistema vagale Dorsale e quello Ventrale.


Porges, cioè, ha scoperto che il Sistema Parasimpatico è composto, in realtà, da DUE sottosistemi (due sotto componenti) che dal punto di vista evolutivo sono comparse in tempi differenti. Quindi, secondo la Teoria Polivagale, il Sistema Nervoso Autonomo, cioè il sistema dello stress, NON è composto da DUE sotto sistemi, bensì da TRE: il Sistema Simpatico, il Sistema Parasimapatico Dorsale e il Sistema Parasimpatico Ventrale.


Non voglio portare troppo addentro a questi argomenti complessi di neurofisiologia, ma è importante comprendere come funziona la nostra natura proprio per le questioni da cui siam partiti, e cioè in che termini le relazioni possono farci ammalare. Il Sistema Simpatico, il Sistema Parasimpatico Dorsale e quello Ventrale rappresentano tre modalità differenti con cui l’organismo può rispondere alle circostanze ambientali. Nello specifico, il Sistema Simpatico si attiva in tutte quelle situazioni che richiedono una “mobilitazione dell’energia”: si attiva durante la giornata per poter adempiere agli impegni quotidiani, ma anche in tutte quelle situazioni di pericolo, dove c’è bisogno di energia per scappare o per combattere. Il Sistema Parasimpatico Dorsale, quello più antico, invece, si attiva in tutte quelle situazioni in cui l’organismo deve bloccarsi: tipicamente quando l’organismo si sente profondamente minacciato e “si paralizza” in risposta a questo. Il Sistema Parasimpatico Ventrale, quello più recente, infine, come ti dicevo nel video precedente, si attiva in tutte quelle circostanze nelle quali, invece, l’organismo può rilassarsi, rigenerarsi e “ricaricare le batterie”. Questi tre sistemi, che nel complesso costituiscono lo Stress System, sono quindi tre circuiti neurologici che mettono l’intero organismo nella condizione di gestire e rispondere alle specifiche situazioni ambientali.


E cos’è che attiva un sistema piuttosto che un altro? Quando? In che circostanze si attiva uno o si attiva un altro?


Qui la faccenda diventa interessante, perché questi sistemi si attivano sulla base della percezione che abbiamo dell’ambiente. Stephen Porges ha coniato un termine specifico: la NEUROCEZIONE; cioè una sorta di capacità neurologica, inconscia, di percepire ciò che accade nel rapporto tra organismo e ambiente.


Qui la faccenda diventa decisamente interessante allo scopo da cui siamo partiti perché entrano in gioco le emozioni. Questi sistemi, infatti, sono strettamente legati alle emozioni, nel senso che sono proprio le emozioni ad attivare in maniera differente i sottosistemi neurovegetativi. Lo Stress System è funzionale al nostro adattamento e quindi risponde in base al sentito della realtà in cui viviamo. Il sistema dello stress ha un imperativo: è funzionale alla nostra sopravvivenza; per cui l’imperativo è quello di mantenere al meglio la qualità del rapporto con il nostro ambiente. Il criterio su cui risponde, quindi, è il “senso di sicurezza” che è il codice primario al quale risponde la neurocezione, cioè la percezione che abbiamo (più o meno conscia) del nostro ambiente.
Abbiamo allora tre possibilità di percezione o, come dice Porges, di neurocezione:

  1. Percezione di “ambiente sicuro”: è come quando il semaforo è verde. In questo caso, si attiva come modalità di risposta il Sistema Vagale Anteriore, che vedremo essere chiamato anche il “sistema del coinvolgimento sociale”.
  2. Percezione di “pericolo”: qui il semaforo diventa giallo. In questo caso, invece, si attiva il Sistema Simpatico che ci permette di difenderci, scappando o combattendo, attivando, cioè, una risposta difensiva basata sul movimento e sulla mobilitazione dell’energia.
  3. Percezione di “minaccia per l’esistenza”: qui, infine, il semaforo è decisamente rosso. In questo caso, quello che si attiva è il Sistema Parasimpatico Dorsale con il collasso, il blocco, il cosiddetto “freezing”, quando, ad esempio, restiamo “di ghiaccio”, “pietrificati”, “restiamo di stucco”.

Questi tre sistemi, quindi, questi tre circuiti neurologici che coordinano la nostra fisiologia possono essere intesi, dice Porges, come tre sistemi di difesa o adattamento. E la nostra fisiologia, quindi, non funziona sempre allo stesso modo, ma si accorda con le necessità ambientali, a seconda di quanto ci sentiamo al sicuro.


Questo nostro sistema di adattamento, il nostro Sistema NeuroVegetativo, di cui siamo dotati come esseri umani, mammiferi superiori, è il frutto di una evoluzione filogenetica, che nel corso della storia degli organismi viventi, ha visto il perfezionamento di questi sistemi fino al livello dello stato attuale.


Il sistema difensivo più antico è il Parasimpatico Dorsale, quello che risponde alla “minaccia per l’esistenza”. Il Parasimpatico Dorsale risponde con il blocco, con il freezing, con la paralisi o il collasso. Di fronte alla minaccia, ad esempio, la lumaca si ritira; altri animali si bloccano, o “fanno il morto”.


In seguito, dal punto di vista evolutivo, gli organismi viventi si sono dotati di un altro meccanismo di difesa fondato non sul blocco, ma sulla “mobilitazione dell’energia” grazie allo sviluppo neurologico del sistema simpatico, che attivando le ghiandole che producono appunto gli ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina, cortisolo, ecc.) mobilita l’energia, permettendo una risposta difensiva attiva fondata sullo scappare o combattere. Questo dà una possibilità in più in termini di adattamento perché è possibile difendersi muovendosi, scappando o, in ogni caso, mobilitando l’energia.


Infine per i mammiferi, e per i mammiferi superiori, come siamo noi esseri umani, c’è un terzo sistema di adattamento che è rappresentato dallo sviluppo del Sistema Parasimpatico (o Vagale) Anteriore che si sviluppa filogeneticamente per ultimo. Quest’ultimo sistema è interessante, perché rappresenta una modalità di adattamento e difesa che COINVOLGE GLI ALTRI; infatti è anche chiamato “sistema di coinvolgimento sociale”, come se per i mammiferi superiori oltre alla possibilità di fare il morto e di bloccarsi, oppure di scappare o combattere, ci fosse anche la possibilità di adattarsi all’ambiente cercando il senso di sicurezza stando insieme.


Ora, quindi, possiamo capire bene come mai le relazioni influenzano eccome come la nostra fisiologia. Nelle relazioni che abbiamo nella nostra vita ci sentiamo sempre così al sicuro? Non succede a volte che ci sentiamo in pericolo? O che possiamo vivere situazioni di minaccia per la nostra esistenza? Ognuno conosce tutte queste possibilità. Qualcuno, per fortuna, molto raramente, ma qualcun altro, invece, vive frequentemente situazioni di pericolo o addirittura di minaccia. Il fatto è che quando ci sentiamo prevalentemente al sicuro, si attiva il Parasimpatico Anteriore, il cosiddetto Vago “buono”, quello cioè che ristora e ricarica le batterie; quando si attiva il Vago Anteriore il semaforo è verde e tutta la nostra fisiologia è accordata al meglio e l’intero organismo è in una condizione di sviluppo e accrescimento.


Ma quando prevale la sensazione di pericolo o addirittura di minaccia per la sopravvivenza tutta la fisiologia si accorda sul registro della protezione e della difesa, con tutti i costi metabolici che questo comporta. Qualcuno passa anni e anni in un contesto di lavoro come se fosse una battaglia continua; ma per qualcun altro la battaglia continua è in famiglia, o con il mondo intero; molti bambini, purtroppo, crescono in un clima familiare dove l’ostilità la fa da padrone, ma ricordiamoci che per un bambino l’ostilità e la violenza rappresentano a tutti gli effetti una minaccia per la sopravvivenza!


Quando c’è una iper-attivazione del Sistema Simpatico o del Parasimpatico Dorsale l’organismo entra in difensiva, il sistema Neurovegetativo cerca di far fronte al meglio alla situazione, ma se questa situazione persiste per un tempo lungo, il logorio dei costi metabolici altera l’equilibrio e sfianca il sistema: ed ecco l’insonnia, i disturbi digestivi, il colon irritabile, la stanchezza cronica, la fibromialgia, la sindrome metabolica, l’ansia e tutti i cosiddetti Sintomi Vaghi di cui abbiamo parlato nella parte precedente. Quando viviamo troppo a lungo con il semaforo giallo o addirittura rosso, la nostra fisiologia cambia! Nelle relazioni, quindi, ci possiamo sentire al sicuro e connessi, oppure in difensiva. Questo attiva una coordinazione della fisiologia completamente diversa.


Tornando al punto da cui siamo partiti, quindi, posto che ciò che accade nelle nostre relazioni è in grado di cambiare il nostro stato d’animo, ma che, proprio per questo, è in grado di cambiare la nostra fisiologia e di metterci nelle condizioni di poterci ammalare, adesso sappiamo più precisamente come la qualità delle nostre relazioni abbia un indubbio effetto sul nostro grado di salute. Conosciamo i meccanismi, e conosciamo anche il senso di tutto ciò. Il nostro organismo è progettato per adattarci, ma c’è un limite: se viviamo troppo tempo in condizioni di pericolo o minaccia per la sopravvivenza, il prezzo che paghiamo è alto, e chi ne fa le spese è proprio la nostra salute.


Come evitare che questo accada? Cosa possiamo fare per mantenere la nostra fisiologia più in equilibrio possibile? Quali soluzioni per una vita sostenibile? La risposta a queste domande, saranno sviluppate nella terza ed ultima parte di questo articolo.

Share :