Violenza sui minori. Terza indagine di Terre des Hommes e Cismai
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Una volta si diceva di fare attenzione al “lupo cattivo”. Era il tempo dei pedofili nascosti tra i cespugli che al parco adescavano i piccoli e ne abusavano. Una metafora da correggere come abbiamo fatto, perché i lupi non sono per natura malvagi e non maltrattano i propri cuccioli. Sono, purtroppo, gli esseri umani che abusano dei propri figli, li offendono o non li guardano. A volte se ne dimenticano proprio.

Mi occupo da anni di questa piaga sociale e ho affrontato fin dal 2000 la sfida della violenza sui minori cercando di promuovere consapevolezza negli adulti, formazione a genitori e insegnanti,  sostegno alla famiglia, ascolto e protezione ai minori. Ed è un duro colpo scoprire che il maltrattamento  minorile è rimasto uguale, anzi aumentato.

La terza indagine nazionale di Terre des Hommes Italia e Cismai, voluta dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’Adolescenza e presentata a Roma qualche giorno fa, ci dice ancora che gli abusi sui minori nell’86% dei casi avvengono nella stretta cerchia famigliare e ci mostra che dal 2018 sono cresciuti del 58%. Al primo posto c’è la trascuratezza che con il 37% è la forma di violenza più frequente. Di seguito l’indagine che ha interrogato i servizi Sociali di 450 comuni italiani, ci indica che nel 34% i minori sono presi in carico per violenza assistita, nel 12% per violenza psicologica, nell’11% per maltrattamento fisico, nel 4% per patologia delle cure e nel 2% per abuso sessuale.

Un quadro impressionante che una volta di più ci dice come nel luogo deputato alla crescita si respiri aria malsana e nelle stanze in cui l’amore degli adulti dovrebbe far diventare grandi, orchi minacciosi sanno colpire e abusare nel silenzio ovattato delle camere familiari.

Quando va bene gli abusanti sono negligenti rispetto ai loro compiti genitoriali perché non si curano di quel che fanno i figli, non vedono la violenza digitale a cui sono esposti, non li ascoltano e a volte se ne dimenticano.

L’indagine, punta i riflettori sulla fragilità della famiglia, sulla vulnerabilità capace di trasformarsi in violenza persecutoria quando i genitori si separano lasciando sotto le macerie i figli. 

Urge allora partire dalla promozione di una genitorialità responsabile, dai compiti precisi degli adulti con funzioni educative (genitori, educatori o insegnanti) non per trovare correttivi ai comportamenti scorretti, come ho sentito dire da addetti ai lavori, quanto per fare prevenzione!

L’indagine, mette in luce il dato urticante di 113.892 minori, vittime di maltrattamento o “sopravvissuti”, come sarebbe meglio dire, ritiene che la prevenzione sia possibile e le  raccomandazioni finali ci dicono che non si tratta solamente di dire che non bisogna maltrattare, quanto di accompagnare concretamente la genitorialità nei primi anni di vita, investire sulla formazione del personale sanitario, inserire contenuti sulla prevenzione nei percorsi universitari di base delle facoltà mediche, psicologiche di scienze sociali e di scienze della formazione. Questo, forse, ci potrebbe aiutare a non sentire più un bambino chiedere aiuto al primo adulto che incontra per il proprio genitore maltrattante.

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