Educare alla carità? E’ possibile
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Si può educare alla carità nel 2021? Assolutamente sì è la mia risposta, poiché nel senso letterario del termine, educa = tirare fuori, ovvero non lasciarci condizionare dalle paure, dal giudizio dell’altro, dallo sbagliare. Per questo sono convinta che educare alla carità sia educare alla libertà. Essere capaci di essere liberi, è uno dei massimi valori a cui una persona può aspirare!

L’arcivescovo cardinale, di Bologna, Matteo Maria Zuppi, spesso nelle sue omelie sostiene che il contrario dell’amore sia la paura, e che se imparassimo a non aver paura di rischiare, a tirar fuori il tesoro, la bellezza che sta in noi, a non lasciarci bloccare da questa, ma ad essere spontanei e non fotocopie, pur rischiando di passare per buonisti, beh allora avremmo già fatto un grande passo, verso la carità, verso la libertà.

Mi sono appassionata a tutto ciò, in questo momento storico, dove l’isolamento, spesso sconfina con l’individualismo e l’egoismo, dopo averci riflettuto ho pensato di usare il mio modo più consueto di comunicare con voi le mie emozioni” Raccontando!”

Una fata chiamata carità

Seduto in mezzo alla gente che non mi vede, su un marciapiede, al margine della strada principale della mia città, cerco stracci e cartoni, con cui ripararmi dal freddo.

La gente ha fretta, non ha tempo per me, nemmeno mi vede. Io di tempo ne ho molto, e mentre mi riscaldo con ciò che ho trovato, mi immagino le loro vite e sopravvivo immedesimandomi nelle loro storie, nelle loro fragilità, poiché sono cosciente che la verità delle immagini non sempre corrisponde alla verità delle storie, che ognuno di noi si porta dentro. So che in ogni famiglia, in ogni persona, troviamo episodi difficilissimi, pieni di dolori, di vergogna, di sacrifici e tabù che fanno parte della vita, di una realtà commovente, a tratti scomoda e a tratti bella.

Sto pensando a questo quando ti fermi tu, come una fata mi sorridi, mi appoggi una coperta sulle spalle, mi accarezzi i capelli sporchi, lavati chissà quanto tempo prima, naturalmente. E sorprendentemente rimani lì, non te ne vai, non hai paura di me!

I tuoi occhi guardano i miei e ne leggono i desideri, non ti fermi alla mia immagine, sai che spesso questa è il luogo delle bugie, delle falsità, è la gara di chi vuole mostrarsi bello, ricco, felice. Tu ascolti la mia storia entrandoci dentro, attraversandola con me.

La coperta sulle spalle mi offre un tepore dimenticato nell’oblio del tempo, la tua carezza fa riaffiorare i ricordi più dolci, il tuo sguardo compie il miracolo, svegliandomi dal torpore in cui sono caduto e mi ricordo chi sono e cosa voglio diventare.La gente continua a passare, incurante del miracolo che sta succedendo sotto i loro occhi, a volte ci urta, altre volte impreca o ci guarda con commiserazione. Non importa.

Ora so quale è la vita che voglio vivere, faccio i conti con la mia storia per capire cos’ho dentro nell’anima, e tirare fuori da questa l’invisibile. Nel farlo mi tengo stretta sulle spalle, la coperta che mi hai donato e la piacevolezza della tua carezza. Trovo in queste il coraggio di guardarti e alzarmi chiedendoti:” Posso venire via con te, mi accompagni verso un porto sicuro dove potrò permettermi, tra mille interrogativi, tra progetti realizzati e quelli andati in fumo, tra chi mi ha deluso e chi ho deluso, di tornare a credere nel prossimo, ma soprattutto in me stesso e nel futuro?”

Non mi rispondi con le parole. Mi poni la tua mano e stringi forte la mia. Insieme ci incamminiamo verso un porto sicuro.

Grazie fata tra la gente, grazie di guardare oltre le apparenze!

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