Samantha Torrisi. Le emozioni dei suoi paesaggi
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A volte le emozioni diventano colore. O la malinconia prende i toni sfumati dalla bruma. O la nostalgia si costringe nello sguardo posato su un albero o uno specchio di mare. O il rilievo dell’Etna indissolubilmente circoscrive il rapporto fra la pittrice e la natura che la circonda, che la ispira, che nutre la sua spiritualità. Queste sono le sensazioni che mi arrivano quando cerco di leggere la poetica della pittura di Samantha Torrisi.

D Il tuo umano dai contorni sfumati sembra esprimere malinconia. Qualcuno dice che manifestare questo sentimento possa servire a comunicare una richiesta di aiuto. È un tentativo di cogliere l’essenza malinconica del vivere odierno? Di un uomo sempre più solo, in una Natura che non cura e da cui si allontana?

R – Oggi più che mai ci attraversa la malinconia, venata dal triste disincanto nei confronti di un progresso sempre più vorace e violento nei confronti della Natura e dello stesso sentire profondo dell’uomo. Certe figure e certi paesaggi urbani esprimono questo sentire, inteso però come una presa di coscienza della realtà che apra alla speranza di un possibile cambiamento.

D La tua è una poetica polisenso, dalle possibili innumerevoli letture. Oltre alla malinconia, i soggetti dei tuoi lavori non hanno confini netti, decisi. Possiamo vedere in questo anche una rappresentazione sognante di un non-finito che lega tutto al tutto, delineando, per chi guarda, la tensione fra il Sé e l’Infinito, una rappresentazione del desiderio di liberarsi dai propri vincoli?

R – Questa perdita di dettagli e contorni, questa mancanza di “messa a fuoco” crea nell’osservatore uno spaesamento che lo spinge alla ricerca di una sorta di Infinito dentro cui muoversi, che è sconosciuto e incerto ma allo stesso tempo apre a mille possibilità e direzioni. Per me la voluta mancanza di nitore nella messa a fuoco, è una ricerca dell’essenza delle cose, ed il segno del passaggio umano resta una traccia evanescente e delicata.

D Luoghi che sembrano apparizioni, a metà tra dimensione onirica e impronta mnemonica (Mario Gerosa, in un articolo pubblicato su Artribune, ha accostato questi tuoi paesaggi al post virtuale…). I tuoi dipinti acquistano una forte accezione evocativa, scandendo un tempo perennemente sospeso che lascia spazio all’attesa, mentre una nostalgia indecisa fra un passato o un futuro si effonde tenera.

R – Ho sempre amato Pessoa. Nel Libro dell’inquietudine dice: “È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo”. Quadro dopo quadro ricreo i paesaggi che già esistono dentro me e che prenderanno vita sulle mie tele per poter essere visti anche dagli altri. È il privilegio degli artisti. Così il paesaggio non è più solo mera rappresentazione di un luogo fisico, ma di un’emozione, di un ricordo… Quindi sì, il tempo è il tempo del mio immaginare, del mio sognare ma soprattutto di un “sentire” che si crea durante la pratica costante della pittura.

D La riflessione sulla Natura è inevitabile nel momento attuale, in cui gli spiriti attenti avvertono ormai pressante la necessità di un ripensamento nella collocazione stessa dell’uomo sul Pianeta che ci ospita. In una intervista di qualche tempo fa parlavi della tua voglia di paragonarti agli alberi “che lottano anche sferzati dal vento o che stanno lì in silenzio anche da soli, e stanno bene così.” E ancora “Credo nella Natura. È in Essa che trovo tutte le risposte”. È cambiato qualcosa in questo tuo rapporto così intimo con l’ecosistema di cui facciamo parte?

R – Non è cambiato il concetto sulla Natura che ho espresso sempre, a parole e con la pittura. Focalizzare l’attenzione sulle tematiche ambientali è in questo momento una vera e propria urgenza.
Sono molto legata ai “miei” alberi, non per caso. Mi rappresentano, con le radici, la forza di resistere ai venti più impetuosi, la capacità di far rete con gli altri elementi della natura, pur conservando la loro apparente solitudine.
C’è poi un paese alle pendici dell’Etna, da cui ogni giorno osservo tutti gli “umori” della Montagna, da una parte, e del mare dall’altra. Il territorio etneo è fonte di stimoli e linfa vitale, magma vulcanico, mai uguale a sé stesso. L’ecosistema in cui sono immersa, che mi nutre e mi ispira nell’esprimere la mia visione delle cose.
L’influenza che tutto questo ha è inevitabile ed evidente, soprattutto nei lavori più recenti, ma i fattori che contribuiscono ad arricchire la mia esperienza e visione delle cose vanno ben oltre il mio territorio, sono concetti universali e ricchi di contaminazioni (parlo della cultura digitale, del cinema ecc.), le esperienze vissute altrove, i rapporti umani. I luoghi che rappresento spesso non identificano esplicitamente un’area geografica, potrebbero essere ovunque, perché pregni di suggestioni che fanno parte dell’animo umano.

D – Ultima domanda d’obbligo. Cosa prospetti per la tua arte?

R – A causa della difficile situazione che stiamo vivendo, molti progetti già programmati e altri in via di definizione sono stati annullati o rimandati, ma non ho mai smesso di lavorare, così come le gallerie e i curatori con cui collaboro. Resto molto fiduciosa per i prossimi mesi. Ad oggi, tra le mostre confermate ci sono due importanti collettive tra la primavera e l’inizio estate, di cui una ad Atene.

 

 

www.samanthatorrisi.it
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https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2021/01/virtuale-pittura-samantha-torrisi/

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