Bullismo e suicidio
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Un altro banco vuoto a scuola e un’altra vittima che abbandona la vita. Il suicidio di Paolo da Latina, quattordicenne, riapre il capitolo del bullismo che non si placa.

In adolescenza emerge con puntuale frequenza la violenza dei bulli e la fragilità delle vittime. Ma tutto inizia sempre prima e si diventa bulli o vittime con facilità.

Sarà andata così anche per Paolo che, a leggere le cronache, si dev’essere sentito distante dal mondo e solo di fronte alle sue paure. Avrà anche dovuto sentire parole velenose che feriscono in profondità, ma da quello che conosco degli adolescenti, è la solitudine che conta di più in questa epoca.

Sentirsi soli e senza “mappe” per orientarsi nel mondo costringono a navigare a vista.

Sono più o meno così le storie dei tanti adolescenti che vengono travolti dal bullismo e dai suoi persecutori. Si sentono braccati, con un’ansia a mille e l’autostima a zero, alcuni in preda anche alla disperazione. È difficile allora affrontare un anno di scuola e rispondere alle aspettative di insegnanti e genitori.

Molti si sentono in colpa per come si vedono allo specchio o per quello che possono dire gli altri di loro. Alcuni si sentono soggetti senza diritto all’esistenza. E per star male non serve essere malmenati, bastano e avanzano le derisioni del bullo che fanno divertire i suoi complici. L’andare a scuola sovente è problematico perché s’ha da mettere in scena una commedia di finzioni ed essere un bersaglio, senza che nessuno ti aiuti. Molto ritiro sociale ha queste premesse.

Invivibile una vita fatta di violenze verbali che devastano più delle percosse. Lo diceva Carolina, quattordicenne, tra le prime suicida per cyberbullismo: “Le parole fanno più male delle botte”.

Ma a distanza di circa 15 anni dai primi casi bullismo online, il copione si ripete uguale e ti chiedi che cosa siamo riusciti a fare da Andrea, il ragazzo dei pantaloni rosa, ad oggi. Come li proteggiamo?

Ogni volta parliamo di repressione del bullo e aumento delle pene ma trovi ancora adulti che del bullismo conoscono poco o nulla e lo ritengono una “bravata giovanile”. Molti non sanno intervenire con un figlio prepotente, tacciono e non lo educano al rispetto e alla legalità.

Sbalordisce questo minimizzare un male che invece uccide. Scopri poi che sono molti gli adulti di riferimento a non vedere come dietro ogni adolescente che si toglie la vita c’è, a vario titolo, la responsabiità di tutti. Non è solo il bullo da punire, caso mai da aiutare a cambiare, ma c’è una comunità educante distratta e incapace di essere autorevole.

La recente legge nr. 70/2024, predispone per la scuola una serie di misure da applicare contro il bullismo e soprattutto indica formazione e prevenzione come strumenti per contenerlo. Non vedo iniziative se non quando esplode un caso grave: forse perché a scuola non c’è tempo e nemmeno risorse economiche per progetti formativi agli insegnanti e ai genitori insieme, oltreché agli allievi?

Invece c’è urgenza di adulti di riferimento attrezzati, capaci di uno sguardo di attenzione alla sofferenza dei figli propri e altrui. Adulti capaci di ascoltare il dolore silenzioso di chi sta male, prima che sia troppo tardi.

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