FIDAPA. La donna da ideale a  emancipata nelle riviste femminili.
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Il mese di marzo è in genere dedicato alle donne, non più per festeggiare, ma per riflettere sui ruoli, sui sacrifici, sulle competenze, su quel “soffitto di cristallo” così duro da rompere. A Trento,

 Marisa Deimichei, Direttrice editoriale, creatrice di  riviste femminili di successo, Marilena Guerra, Direttrice di Trentino TV e socia FIDAPA, Sonia Leonardi, imprenditrice ed ex modella, socia FIDAPA, hanno trattato con competenza e da vari punti di vista un tema intrigante e originale, quello delle loro carriere, dei sacrifici e delle conquiste, delle  riviste femminili che mentre aiutavano le lettrici a scegliere abiti e cappellini, in qualche modo ne guidavano il gusto, suggerendo in pratica come piacere agli uomini.

 Eleonora Stenico, avvocata e socia FIDAPA ha moderato l’incontro che è stato aperto dalla Presidente della Fidapa sezione di Trento, Iva Berasi.

La cerimonia delle Candele FIDAPA

 Marisa De Michei, trentina, una laurea in lettere, giornalista nota al pubblico delle lettrici, ha raccontato con semplicità e un pizzico di autoironia la sua storia, ricordando le tante esperienze e il record di successi del suo giornale F, nel 2007.  Nel 2008 lavora per Mondadori e nel 2011 è chiamata da Cairo Editore.

 Ma, a parte la sua carriera, le piace ripercorrere la storia delle riviste femminili: la prima, fondata nel 1861 da Alaide Beccari era di 3 o 4 pagine, ma molto densa; l’unità d’ Italia era appena avvenuta, si parla di emancipazione in un tempo in cui le donne erano considerate concorrenti sleali che portavano via il lavoro agli uomini. Fino al 1874, non erano ammesse nei licei e nelle università…Dunque, la rivista nasce con lo scopo di far viverebene (o meglio) le donne!

Nel 1920 compare l’ Almanacco della donna italiana, un giornale che dà molto spazio al lavoro delle donne  occupate in famiglia e in fabbrica, mentre gli uomini erano al fronte. Il giornale cambia nel 1923, con l’avvento del Fascismo che chiedeva alle donne di essere spose, madri e figlie esemplari. E di dare l’oro alla Patria.

 Negli anni ’30 nascono riviste volute dai grandi editori del tempo, Rizzoli, Mondadori e Rusconi, che si rivolgono a un pubblico medioborghese, benpensante, conformista: dunque vedono la luce Annabella, Grazia, Gioia, che  avranno lunga vita e ospiteranno giornaliste e scrittrici di valore.

Intanto, lentamente, il ruolo delle donne cambia: durante la seconda guerra mondiale, tra loro si conteranno 35.000  combattenti, 20.000 staffette e 70 mila  a supporto delle  famiglie.   C’è anche Nilde Iotti che nella Costituzione volle  l’ articolo 3  “Tutti i cittadini hanno parità sociale senza distinzione di razza, religione e ordinamento politico”.

Intanto, altre riviste si affacciano nelle edicole, Mani di fata per casalinghe ricamatrici, Grand hotel per donne romantiche che trovavano fra le pagine  visi degli attori note e  storie d’amore in genere contrastate, ma a lieto fine.

Negli anni ’60 Annabella si avvale, per la Posta del cuore, di Brunella Gasparini, moderna, graffiante, ironica, adatta  ad un pubblico medio-borghese. Successivamente, si apre alle relazioni sociali, il giornale esce con le scarpe rosse sulla copertina, affianca le lotte femministe mentre Grazia è il giornale dell’ alta borghesia, della lettrice sicura di sé e compagna dell’ uomo di successo: insegna come vestirsi, dà spazio al galateo con  il sussiego e l’eleganza di donna Letizia,   dà spazio alla bellezza femminile. Oggi tutto ciò lo troviamo su INSTAGRAM,  i social hanno tolto spazio alla parola scritta, alle pagine patinate.

Amica è un esperimento interessante: nasce nel 1962 in abbinamento con il Corriere della Sera, è scritto da giornalisti per un pubblico giovane di donne che lavorano, viaggiano, apprezzano  eventi e sconti. Nel 1973 nasce la prima rivista femminista, Effe, la cui direttrice è Adele Cambria, già cofondatrice di Noi donne.

Nel 1980, con l’esplosione del prét-a-porter, il mondo della moda (e delle riviste femminili) si rinnova, anche se un grande fotografo propone donne in guepière e tacchi  a spillo, schiave del desiderio maschile.

Nascono i collettivi femministi, due grandi riviste francesi vengono pubblicate in Italia: Elle e Marie Claire, disinvolte, innovative, che parlano di ambientalismo e inquinamento,  di divorzio, di problematiche culturali e sociali per un pubblico medio-alto.

A fine degli anni ’80 è la volta di Donna Moderna che parla sì di moda e di bellezza, ma anche di medicina, cucina, arredamento, parità salariale, violenza sulle donne. I tempi sono cambiati, i giornali si vendono meno, si passa da  edizioni settimanali a mensili nel 2013.

Marilena Guerra

  Altra relatrice è Marilena Guerra, che racconta il suo percorso di giornalista iniziato nel 1992, lungo e interessante, ma anche faticoso. Nel 1992 era tutta un’altra epoca per le giornaliste, poche al confronto degli uomini,  che ricoprivano sempre i ruoli  apicali.

Sono cambiate tantissime cose, da giornalista a direttrice in un ambiente molto maschile, ancora oggi le battute sessiste sono all’ ordine del giorno. Marilena è stata comunque molto forte e ha rispedito qualsiasi tentativo di approccio al mittente.  Ha tenuto duro, voleva diventare giornalista di TCA e creare una squadra di persone equamente distribuite.

  Le donne non fanno le vallette, ma svolgono una professione in grande evoluzione, ciascuna a suo modo, come, per esempio D’Urso e Clerici.

 Passato il boom delle TV commerciali, la strada è ancora lunga,  nei posti di potere le donne sono poche e anche nei dibattiti televisivi ci sono uomini. Si diceva  che Meloni “ avrebbe sdoganato” questo…chissà!

La televisione è uno strumento che occupa la nostra vita quotidiana, importante è affrontare tematiche con un linguaggio appropriato, anche in questo modo  si fa cultura e si risponde a un pubblico di donne molto attento.

  L’ultima relatrice, sempre trentina,  è Sonia Leonardi, laureata in legge e imprenditrice. La sua carriera è iniziata in giovanissima età, ha partecipato al concorso per Miss Italia a 17 anni,  guadagnandosi la fascia di Miss Trentino, ma poi nella sua vita mette tutto il suo cervello, è contattata dalle televisioni, diventa modella ed è sulle passerelle di tutta Europa. A Trento ha una Agenzia di moda, organizza i concorsi di Miss Italia regionale, è un volto noto,  una persona molto capace che dichiara:<< Ero una donna emancipata e avevo un obiettivo. Se mi chiedono se ho marito, rispondo con una frase di Rita Montalcini “sono marito di me stessa“>>.

La sua è una famiglia umile e semplice,  con principi e valori forti che l’hanno aiutata a difendersi da umiliazioni anche fisiche, che provocano amarezza, a volte anoressia o  problemi psicologici.   Avrebbe potuto scendere a patti, ma ha preferito chiudere la porta e andarsene; ora si guarda allo specchio con dignità, se non fosse stata forte avrebbe vissuto con difficoltà;  il mondo televisivo non faceva per lei.  

Nel 2013 si è candidata alle elezioni provinciali, con un profilo molto basso, non c’erano alternative, solo scarpe da ginnastica, i tacchi alti non andavano bene.

Oggi le ragazze sono consapevoli, concrete, studiano, lavorano e contano sulla famiglia,  si mettono in gioco. Avere una testa adatta, letture consapevoli e spirito critico le rende pronte a filtrare messaggi, a volte  poco corretti.

  A termine di queste testimonianze, Iva Berasi chiede a Deimichei se le riviste hanno contribuito a emancipare le donne.

Marisa risponde con sicurezza: gli editori volevano e vogliono guadagnare, la missione non era quella di emancipare. Lei stessa, a 20 anni, non era emancipata; e le attrici – emancipate “per forza” – non facevano il nome di chi le aveva violentate …

Il dibattito procede, quanti sacrifici sono stati necessari per fare carriera?

Le tre relatrici ammettono sacrifici e rinunzie, con la consapevolezza e l’orgoglio di aver raggiunto quanto desideravano . Gli interventi si spostano sulla maternità, si conclude che una donna è donna sempre e comunque, che sia madre per scelta o che per scelta non lo sia. E ci si augura che possa davvero viverebene!

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