Dagli occhi alle emozioni
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L’ occhio è l’organo che riflette in maniera immediata le nostre emozioni: uno sguardo talvolta vale più di mille parole.

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Con gli occhi comunichiamo i nostri stati d’animo e a differenza degli altri nostri atteggiamenti (postura, linguaggio, tono della voce e mimica), difficilmente siamo in grado di controllarli e celarli. “Guardami negli occhi “ è  la frase che, più di ogni altra, sintetizza la necessità di chi non vuole lasciarsi sfuggire la minima sfumatura delle nostre emozioni e testare la sincerità delle nostre affermazioni.

Quante volte abbiamo analizzato una persona con “un colpo d’occhio” e quanto mistero si cela dietro affermazioni quali “amore a prima

vista”! Gli occhi sono diversi da persona a persona non tanto per il colore, la brillantezza o la profondità dello sguardo, ma soprattutto per la capacità che hanno di comunicare emozioni.

Quanti poeti hanno descritto le meraviglie degli occhi, paragonandoli a gemme preziose o a orizzonti infiniti. Quanta ispirazione hanno tratto da sguardi furtivi ma intensi. Occhi dallo sguardo profondo dentro il quale perdersi come in uno spazio infinito.

Dante Alighieri nella sua Commedia, riserva un ruolo importante alla comunicazione visiva: gli occhi e lo sguardo sono strumenti per descrivere uno stato d’animo o tramite loro raggiungere l’estasi . È facile elevarli, poeticamente, fino a fargli assumere una funzione salvifica : attraverso loro giungere a Dio.

Già nel passato era riconosciuto un ruolo importante agli occhi in retorica. Cicerone nel “ De Oratore” fa un elogio del potere di espressione dello sguardo : occhi sono l’unica parte del corpo che è in grado di assumere atteggiamenti diversi, quanti sono i moti dell’animo. Dopo la voce , per un oratore, è importante il volto e in questo, dominatori assoluti, sono gli occhi.

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Quanto magnetismo sono riusciti taluni pittori ad emanare da volti che colpiscono solo per i loro occhi. Per tutti la Gioconda , enigmatica e incantatrice proprio per il suo sguardo.

Attraverso l’occhio si ha accesso diretto ad una dimensione molto intima. Imbarazzo e paura si riconoscono nello sguardo rivolto in basso, sfida o attrazione si possono trasmettere tenendolo dritto e fisso sull’interlocutore. Sfuggente è invece lo sguardo di chi è timido, introverso e, in generale, dotato di scarsa autostima. Chi mente di solito non sostiene lo sguardo a lungo. Chi lo rivolge a destra, lo fa nel tentativo di ricordare qualcosa, a sinistra, invece, se vuole inventarla.

Un movimento continuo degli occhi, piuttosto che associarsi ad una persona distratta – come sarebbe più logico – è proprio di chi, attento e vigile, ha un controllo completo delle cose che lo circondano.

Il linguaggio non verbale riconosce, non solo attraverso gli occhi con i loro movimenti o la modificazione del diametro della pupilla, ma anche nelle  palpebre un modo di leggere le emozioni di chi ci sta difronte: sbattere con maggiore frequenza le palpebre è sintomatico del fatto che siamo più nervosi o stiamo interagendo con qualcuno che suscita il nostro interesse (attivazione emotiva).

Dedichiamo gran parte del nostro tempo a comunicare; oggi sempre meno in presenza, delegando alla scrittura e ai simboli emoticon quello che una volta era esclusivo rapporto diretto e contatto visivo. Così facendo, rinunciamo a leggere la parte più comunicativa che l’essere umano possiede che è lo sguardo, con tutto il suo carico di emozioni.

La comunicazione efficace, tale da farci entrare in sintonia con qualcuno, è anche visiva : ci dà la possibilità di trasmettere, nella complessità delle nostre relazioni, il nostro ’io’ più profondo.

Gli occhi sono senz’altro la parte più bella e interessante del nostro corpo (oltre che più complessa). Racchiuso in essi, tutto il nostro vissuto, magistrale sintesi di gioie, dolori, delusioni, saggezza ed emozioni. Basta poco per svelarne i misteri : è sufficiente che si apra magicamente la porta che conduce dritto dentro l’anima.

 

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