Noi, che prenotavamo i viaggi con mesi di anticipo ,noi che ci credevamo i padroni dell’ universo reale e virtuale e ci sentivamo sicuri nelle nostre comode certezze, noi che pensavamo che aspettare fosse determinato da noi….noi che adesso ci confrontiamo con il tempo sospeso della pandemia.
Il tempo che eravamo soliti gestire non ci appartiene più. In realtà non ci apparteneva neanche prima ,ma non volevamo saperlo. Questo è il tempo della pandemia e, prima increduli dubbiosi, poi sempre più consapevoli ci stiamo inchinando ad esso. Nulla possiamo, o molto poco, contro questa realtà. Realtà che ha stravolto ritmi consolidati, abitudini apprese, sogni nel cassetto…
Questo è il tempo sospeso della pandemia. Un tempo senza tempo, sospesi fra un prima ,che ormai sembra lontanissimo,e un dopo, che vorremmo fosse domani…ma che sappiamo, questo si con angosciata certezza, che potrebbe essere lontanissimo..o che forse sottilmente temiamo potrebbe non arrivare.
Aspettiamo. Aspettiamo che la curva dei contagi scenda, aspettiamo i vaccini, aspettiamo di fare il tampone, aspettiamo il risultato del tampone, aspettiamo che passino i giorni della quarantena, aspettiamo di sapere se la nostra regione sarà rossa o gialla……aspettiamo finanche che un DPCM ci guidi nelle nostre più intime relazioni familiari.
E l’attesa diventa parte del nostro lessico, della nostra quotidianità. Quotidianità scandita da questa nuova vita fatta di paure, attenzioni, limitazioni di movimenti ma anche di speranze. La speranza che questa situazione sospesa finisca sta lentamente, inesorabilmente diminuendo.
Perché aspettare ci ha stancati, perché ogni giorno dobbiamo inventarci un sorriso, una gioia, una motivazione. Ma proviamo a girare il foglio, proviamo a vedere questa attesa come un’opportunità di reinventarci la vita. In fondo smettere di programmare tutto ci rende più umani, meno dei, ma anche più elastici nel cambiare direzione, nel trovare strade e risorse che non pensavamo di avere, ci sta portando a crearci una vita diversa nella quale ogni giorno è una conquista, ogni giorno non è scontato, direi che ogni minuto “ NORMALE “ è un regalo.
Stiamo diventando forse più medievali e meno novecenteschi, e in questo sta il paradosso di questo periodo per molti aspetti straordinario. Per resistere facciamo un passo indietro. Se aspettare ci rende nervosi e deboli e ansiosi, pazienza ..accettiamoci cosi, con questi limiti, ma sarebbe interessante riempire questa attesa di gioia e di vita, per citare Gandhi.. …. ” La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”