La befana. Simbologia di una storia per crescere
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“La befana vien di notte…” è l’inizio di una nota filastrocca che veniva “cantata” ai bambini di una volta e speriamo lo si faccia anche oggi. Perché la Befana si festeggia ancora nella ricorrenza cristiana dell’Epifania, da cui peraltro sembra derivare la parola italiana di Befana.

Dal punto di vista linguistico infatti, il termine è una storpiatura del verbo greco “epiphàino” che significa “mostrarsi” o “rendersi manifesto”.

Nella religione cristiana, la tradizione vuole che l’Epifania è la festa che ricorda il momento in cui il piccolo Gesù si manifesta ai Re Magi i quali, secondo alcune leggende, chiesero indicazioni ad un’anziana donna per trovare il Bambinello.

Ma la storia della Befana è complessa. Si perde nella notte dei tempi e si mescola con la tradizione pagana dove la narrazione fantastica vuole che una vecchia signora a cavallo di una scopa porti in regalo dolci caramelle e gustosi cioccolatini insieme a carbone e cenere. Una precisa azione simbolica che allude alle cose positive e negative della nostra vita e alle trasformazioni da fare nel tempo che cambia.

Ad esempio a differenza di Babbo Natale che in gran parte dispensa su richiesta doni preziosi e costosi, la tenera nonnina porta invece cose semplici e ha la funzione di farci riflettere sui nostri comportamenti e su come affrontare le trasformazioni e i mutamenti della vita.

La Befana, in effetti, rappresenta simbolicamente il rinnovamento che la natura si appresta a fare dopo il lungo inverno. Molte sono le immagini che una volta mostravano Madre Natura nelle vesti di una vecchia stanca per aver donato durante l’anno tutte le sue energie che all’inizio del nuovo anno, nella dodicesima giornata dal solstizio d’inverno è pronta ad andarsene o, come da tradizione, a essere bruciata. Perché il dare fuoco alla vecchia, secondo un’usanza che ancora persiste, rappresenta l’azione di bruciare tutto ciò che è rinsecchito e apparentemente inutile. Non a caso in campagna, il bruciare gli sterpi serve a far rinascere dalle ceneri la nuova erba e ridare energia alla natura che in primavera rimetterà in moto il ciclo vitale.

Allora la festa della Befana, più che un’ulteriore occasione per altri regali da fare ai bambini potrebbe servire maggiormente se ne utilizziamo le funzioni simboliche e educative.

Ad esempio ci serve prendere coscienza che dopo l’overdose dei regali di Natale e dopo le grandi abbuffate di cibo, l’Epifania che tutte le feste si porta via, rappresenta per tutti un ritorno alla realtà e ci restituisce il senso del limite.

Dopo il luccichio delle feste, la befana con il suo aspetto inquietante di strega, può servirci per ricordare che dentro di noi oltre alle parti luminose ci sono anche gli aspetti oscuri e mostruosi dell’ombra da incontrare e con le quali fare i bilanci. Averne coscienza ci serve per aiutare i bambini a dare un senso alle cose, spingerli a riconoscere ciò che di buono e di sbagliato è stato fatto per trovare una nuova misura. Le calze piene di dolcetti insieme al carbone e alla cenere sono metafore che alludono al premio per i comportamenti adeguati e alle punizioni per le azioni sbagliate da correggere. Per crescere, lo sappiamo, i bambini hanno bisogno di sapere il confine tra positivo e negativo, riconoscere le conseguenze di ogni azione e mantenere viva la fiducia che con il per-dono è possibile riparare gli errori fatti. E guarda caso il carbone nero come dono della Befana non è mai un regalo amaro e immangiabile. È di zucchero!

Giuseppe Maiolo

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