Valutazioni a scuola: croce e delizia!
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Gli scrutini sono da sempre la croce e la delizia di noi insegnanti.

Sono la croce perché il monito evangelico “non giudicare” risuona perentorio e al tempo stesso allettante nelle nostre menti provate da ore, settimane, anni di pagelle, schede, voti, punteggi e griglie valutative. Per quanto si siano scritti copiosi e corposi volumi sul fatto che un’insufficienza non equivalga né ad un verdetto di morte del discente né ad una condanna all’infamia della famiglia valutare il profitto scolastico di una classe é diventata un’attività impattante se non addirittura destabilizzante.

Come ne usciremo ora che la pandemia ha esacerbato gli animi? Ce la caveremo come al solito lasciandoci scivolare addosso qualche insulto generico rivolto alla categoria degli insegnanti o dovremo invece di nuovo presenziare a qualche consiglio di classe straordinario per rimaneggiare la pagella del figlio di qualche genitore-intendente? Ma…soprattutto, rispondere a queste domande é di qualche utilità?

Non credo. A mio vedere non serve illustrare nel dettaglio come la scuola italiana sia finita nella deriva dell’analfabetismo funzionale e ostaggio del bullismo. Ora si tratta di escogitare dei modi per farle riprendere il largo nel mare magnum dell’istruzione e dell’educazione.

Iniziamo. Prima di tutto liberiamoci da un fraintendimento: la Costituzione parla di diritto allo studio, non di diritto al titolo di studio conseguito in automatico, senza studiare. Proseguiamo poi con l’ammettere una triste verità: si studia per dovere, non per piacere. Può capitare di divertirsi studiando ma é molto più probabile divertirsi senza studiare.

Ecco quindi perché l’anno scorso, quando già a marzo la promozione é stata garantita dal ministero, la scuola ha deragliato come un treno senza locomotiva che nessun banco a rotelle sarebbe poi riuscito a riportare in carreggiata. Se la forzata sospensione di giudizio e bocciatura avesse almeno arrecato sollievo e conforto agli animi dei nostri studenti, questo madornale errore pedagogico sarebbe stato giustificabile. Invece questa amnistia della valutazione ha aggiunto carico al carico e la maggior parte degli studenti si ritrova ora psicologicamente prostrata e furiosa.

Tutto questo perché ci siamo dimenticati che il voto, oltre che croce, é anche delizia, gratificazione, conferma, motivo di orgoglio e carburante dell’autostima. Il voto é la prova tangibile dello sguardo dell’insegnante e questo sguardo nutre anche quando é severo e intransigente.

Questa pandemia é stata spesso paragonata ad una guerra. Ebbene: meglio lottare con le unghie e con i denti per strappare  un’eroica promozione sotto un fuoco incrociato di connessioni e nervi che saltano piuttosto che fissare il soffitto della propria cameretta in contemplazione della propria vulnerabilità, inermità e insensatezza.

Dare un senso alle proprie giornate é una cura formidabile per qualsiasi malattia dello spirito. Mentre fuori infuriano incertezza, dolore e smarrimento io vorrei che i miei studenti entrassero nel cerchio magico dello studio con la certezza che il loro non sarà un annaspare a vuoto.

Qualcosa riceveranno per il loro studiare: un voto.

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