Si può viverebene se si riesce a seguire le proprie inclinazioni, se si coltivano le passioni, se si va avanti speditamente, anche a costo di sacrifici, per realizzare progetti e sogni.
E’ il caso di Maria Montessori che realizzò i suoi sogni nonostante fosse una piccola donna e vivesse in un tempo in cui certi studi e certe identità erano considerate esclusivamente maschili. Sicuramente pagò in prima persona queste scelte controcorrente, ebbe un figlio senza essere sposata e per continuare studi e ricerche fu costretta ad affidarlo ad altri. Sicuramente questa decisione fu presa con difficoltà, con dolore, ma quando maiora premunt si va avanti!
Due piccoli libri che hanno al centro questa donna di cui ancora oggi parliamo narrano un’epoca, un’educazione, un’amicizia, un’attività interessante e attuale. Perciò ne scrivo insieme, sono come due facce di una stessa medaglia.
Il primo libro parte dal primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane che si tenne nel 1908 a Roma, quando l’amministrazione illuminata del Sindaco Ernesto Nathan favorì <<uno straordinario sviluppo sociale, artistico, culturale, edilizio>>.
Nacquero in quegli anni la scuola per l’infanzia voluta da Maria Montessori e quella per infermiere professionali promossa da Maria Maraini Guerrieri Gonzaga: non più istituzioni caritative per i poveri, ma realtà che si occupavano con professionalità di bambini e malati. Le due Maria si conobbero proprio in occasione del Congresso, diventarono amiche e lo rimasero per tutta la vita, anche se ciascuna visse vicende diverse, perché erano accomunate dall’impegno nel sociale, dalla convinzione che solo l’istruzione rende liberi, e sostenute da Virginia Mieli Nathan.
Alatri si sofferma sulla biografia di Maria Montessori, sulla sua attenzione verso le donne lavoratrici, sulla difficoltà di accesso all’Università, sulle critiche ricevute come “medichessa”, sull’impegno verso i bambini fragili per cui proponeva asili “speciali”, sulla realizzazione della Casa dei Bambini nel quartiere romano di San Lorenzo (<<il quartiere più povero, più malfamato della capitale>>), sulle numerose conferenze che riguardavano anche l’igiene personale e l’igiene in casa, sull’aiuto fornito alle suore che ospitavano i piccoli <<orfani sopravvissuti a uno dei più grandi cataclismi: il trremoto di Messina>>, sul suo amore materno nascosto agli occhi degli estranei, sui viaggi a New York sponsorizzati dal Sindaco Nathan che <<aveva deciso di fare conoscere a un pubblico internazionale, tra le novità più avanzate nel settore dell’Istruzione, il modello educativo italiano>>.
L’amica Maria Maraini, <<che si era sempre prodigata generosamente per gli altri, in particolare per Maria Montessori>>, è al centro della seconda parte del libro, ma la sua biografia è quella di una nobile schiva e discreta, fervente cattolica, che aveva vissuto a Firenze, a Francoforte e a Roma. Dovunque, con il marito aveva frequentato <<le migliori famiglie dell’aristocrazia e i principali rappresentanti della cultura e della politica>> e intrattenuto rapporti anche con la famiglia reale, con la regina Margherita e la regina Elena.
Maria Maraini, dopo aver visitato ospedali e offerto conforto agli ammalati, soprattutto a quelli poveri e soli, dopo aver conosciuto durante i viaggi in Inghilterra l’opera di Florence Nightingale, condivide il pensiero di miss Amy Turton, secondo cui <<quegli infermi avevano soprattutto bisogno di infermiere, non di visitatori>> e dunque a Roma istituisce una scuola di tirocinio per infermiere presso il Policlinico “Umberto I”.
L’amicizia fra le due Maria è un esempio lampante di come sia possibile raggiungere scopi impegnativi se si mettono insieme capacità, interessi e cuore: con l’avvento del Fascismo, Montessori deve lasciare l’Italia, ma la sua opera è sostenuta con fermezza e generosità da Maraini, che riesce a creare un’altra casa dei Bambini proprio nel territorio di Gonzaga.
Le Marie si spengono a due anni di distanza una dall’altra, ma chi ha conosciuto l’una, sa anche dell’altra.
Questo piccolo libro si chiude con le lettere che, da ogni parte del mondo, Maria Montessori ha scritto alla sua preziosa amica.
Valeria P. Babini mette al centro del suo lavoro soltanto Maria Montessori, femminista ante litteram, che <<si laurea il 19 luglio del 1896 con una tesi in Clinica Psichiatrica>>, che affronta un mondo prevalentemente maschile, non nuovo per una donna che aveva scelto da adolescente di frequentare un Istituto Tecnico invece delle Magistrali a cui quasi automaticamente venivano indirizzate le giovani “moderne” che non abbandonavano gli studi. Intanto era nata una rivista “Vita femminile”, voluta da un’Associazione di Donne, e Maria Montessori figura nel ruolo di vicesegretaria, mentre la cassiera è Virginia Nathan, madre di Ernesto: si scrive di fratellanza, di solidarietà, di pace, di disarmo universale. Ed <<era stata proprio questa associazione a deliberare l’invio della giovane come delegata al Congresso di Berlino, dove sarebbe dovuta intervenire e intervenne sul salario delle operaie>>. Certamente, la partecipazione a questo Congresso la fece notare , fu un’ottima occasione sia per allacciare contatti internazionali, sia per comprendere il potere dei media, sia infine per arrivare preparata e forte al Congresso di Londra, <<dove con piglio sicuro affronterà di petto la necessità di una rete femminile sovrapartitica>>.
Ma torniamo alla laurea e allo svolgersi della professione, che vede Maria impegnata in un internato in Clinica psichiatrica che richiede e affina <<quell’attitudine alla osservazione…strumento più importante di ogni ricerca scientifica…una via trascurata da buona parte della letteratura psichiatrica>>.
La seconda parte del libro rappresenta una novità assoluta, perché riporta la prima pubblicazione della tesi di laurea di Maria Montessori, una lettura complessa che informa scientificamente su depressione, paranoia, demenza, allucinazioni, melanconia con idee persecutorie… Temi attualissimi, legati alla cronaca di tutti i giorni che parla di raptus, stupri, femminicidi, suicidi.