Le sfide fanno parte del nostro tempo. E non sono una novità, anzi. Ma adesso stanno diventando una moda che coinvolge un po’ tutti, grandi e piccini, e in particolare gli adolescenti. Le sfide di oggi, che con una parola inglese chiamiamo Challenge, sono però prove e comportamenti estremi che attraggono e la cui diffusione è diventata virale sul web e nei social. In questo modo aumenta l’allarme perché, secondo stime recenti, supera il 10% il numero degli adolescenti che partecipano a catene di challenge online e postano video o immagini di azioni e performance al limite, che taggano amici e conoscenti invitandoli a partecipare e a replicare ciò che fanno vedere.
Sfidare e sfidarsi è sempre stato il modo per misurare se stessi e confrontarsi con gli altri o battersi per cambiare la realtà. Andare “oltre le colonne d’Ercole”, come si diceva un tempo, serviva per uscire dai confini e scoprire nuove realtà. E di certo una gran parte del progresso e delle scoperte scientifiche sono state possibili grazie alle sfide e alle trasgressioni dei temerari.
Oggi invece questi comportamenti estremi si fanno a prescindere dalla trasgressività tipica dell’adolescente di una volta. Si fanno per diventare popolari e ottenere visibilità, per avere riconoscimenti e like. E poiché la vita è sempre più online, si moltiplicano le challenge che catturano non solo gli adolescenti ma anche i bambini. Ve ne sono di tutti i tipi in Internet: c’è la sfida delle secchiate d’acqua ghiacciata, i selfie sui binari, le catene alcoliche, la sfida di mordere una capsula di detersivo per lavastoviglie e tante altre. Alcune sono semplici e innocue, altre pericolose e micidiali, ma tutte adottate non da bambini ignari quanto da teenager desiderosi di esibirsi in maniera spericolata per diventare, d’un colpo, celebri e famosi, in quanto è regola fondamentale farsi riprendere e postare subito il video e ottenere like e immediata popolarità.
Va da sé che quelle più assurde e rischiose sono le più virali e produttive. C’è, ad esempio, quella nata da un film horror del 2018, Bird Box che, per quanto non molto diffusa in Italia, consisteva nel di bendarsi gli occhi e muoversi in casa o all’aperto senza vedere nulla. Ci sono video che ritraggono bambini lungo una strada mentre sfidano i pericoli del traffico. L’anno scorso in Veneto ne girava una piuttosto strana nata ad opera di un gruppo di ragazzi padovani che a scuola, durante la pausa, si divertiva a dare colpi di testate contro una lavagna o un armadietto di metallo e a farsi riprendere facendo queste “bravate”.
Imprese che, nonostante gli ovvi effetti dolorosi, alimentano con rapidità l’emulazione di molti.Ma che sia rischioso rompersi la testa e finire al pronto soccorso, poco conta. Al di là dell’autolesionismo, spesso pure presente, vi è nelle challenge dei nuovi adolescenti il piacere prodotto dall’adrenalina che sostiene la sfida, il gusto del divertimento che azzera la percezione del rischio e il gioco dell’emulazione che permette di non sentirsi diversi dagli altri e fuori dal gruppo.
Gioca molto però, anche la scarsa capacità di controllo delle proprie azioni che manca agli adolescenti, i quali non possono contare sulla piena funzionalità di alcune aree del cervello ancora in via di sviluppo come i lobi frontali. Serve allora che vi siano adulti di riferimento, genitori e insegnanti, che sappiano esercitare il controllo che a questi ragazzi manca e che siano informati su tutti i fenomeni pericolosi che si sviluppano online. Servono adulti consapevoli di questi rischi, che conoscano bene gli interessi dei propri ragazzi e ciò che li attira di più quando navigano in rete. Serve dunque prevenzione e educatori in grado di attrezzare i bambini e i gli adolescenti a percepire adeguatamente il pericolo ma anche capaci di aiutarli a non farsi influenzare da tutto quello che circola online.
Giuseppe Maiolo
Leave a Reply