L’attesa è un vuoto che si riempie, anche nostro malgrado. Per stare in questo vuoto abbiamo bisogno di lasciar andare i pensieri, che a volte diventano paure e a volte desideri. Se abitata dalla paura, l’attesa diventa una sofferenza, se occupata dal desiderio, ci fa più vicino alle stelle e al cielo perché, attivando in noi la mancanza, spinge la parte celeste che è in noi a cercare per non soccombere.
L’attesa è il tempo del futuro, quando ci proietta in un domani, sperato o temuto, ma è anche il tempo del presente, perché ci aiuta a dare significato e a conoscere meglio ciò che c’è.
Vorrei che questo tempo di attesa mi aiutasse a vivere il presente come un tempo fecondato, come un tempo di libertà: libertà di scegliere dove indirizzare i pensieri, trasformando la paura in desiderio e nelle azioni necessarie per renderli realtà.