La tempesta perfetta, l’Apocalisse, il crollo del sistema, si stanno sprecando le definizioni del momento epocale che l’umanità sta attraversando tanto da poterci chiedere con il fiducioso Candido “Oh, migliore dei mondi possibili, dove sei adesso?”
La guerra, la pandemia, il disastro ambientale sono i corvi neri del famoso quadro/testamento di Van Gogh: oscurano i nostri cieli, ci avvincono in momenti intrisi di sentimenti negativi che gravano pesantemente sul quotidiano.
Si compromettono così le buone relazionalità con gli altri, con la natura, con noi stessi; a questo conseguono azioni che minacciano, fino ad arrivare a distruggere, la qualità del vivere. Perché, considerato che noi viviamo di relazioni, (l’uomo è un animale sociale, dice Aristotele), negativizzare le relazioni significa compromettere la qualità della vita
Queste preoccupazioni per il futuro del mondo vanno ad aggiungersi a una vita quotidiana dove già il tran tran frenetico ci impedisce di fermarci, rilassarci e lasciar andare i nostri pensieri. Casa, lavoro, famiglia, amici e mille altre, grandi e piccole attività, divorano il nostro tempo. Eppure, avremmo bisogno, ogni tanto, di un momento da dedicare a noi stessi, un paio d’ore (oceani?) di silenzio e solitudine in cui fare qualcosa che ci liberi dalle preoccupazioni. Pensieri e assilli che, senza dubbio, torneranno, ma quando almeno saremo rinfrancati.
Ed è ancora il nostro Candido a venirci in aiuto. Quando, con i suoi amici, dopo infinite e mirabolanti traversìe, decide che ognuno debba esercitare il proprio talento, tutti insieme stabiliscono di coltivare una piccola terra. Anche in questo frangente, il precettore Pangloss, armato delle sue suggestioni filosofiche, intende spiegargli come in fin dei conti “Tutti gli avvenimenti sono concatenati nel migliore dei mondi possibili” tanto che era inevitabile e giusto che il susseguirsi delle loro avventure li avrebbe condotti al momento che stanno vivendo, Candido risponde asciutto “E’ giusto, ma bisogna coltivare il nostro giardino”
Ma cos’è coltivare il nostro giardino? Al di là delle infinite metafore che da questa “candida” espressione possono scaturire, coltivare è innanzitutto e semplicemente affondare le mani nella terra, riscoprire la pazienza della crescita, della vita, della cura delle piante. E’ un regalo magico e non può che condurci a una connessione intima con Madre Natura. L’attenzione alle piccole grandi cose, ai cambiamenti di cui spesso non ci curiamo, la gioia di una fogliolina che ieri non c’era. Piccole emozioni che lavorano beneficamente sui nervi e sullo spirito.
In una delicata metafora della filosofa Luigina Mortari, la Metafora dell’Orto delle Emozioni, il “Terreno” è il Fatto da cui scaturisce l’Emozione cioè la Pianta. Le Manifestazioni sono i Frutti dell’Emozione/Pianta. La Linfa che nutre l’Emozione/Pianta sono i Pensieri. (figura a lato)
La cura dell’orto può aiutare a stimolare l’organizzazione mentale e spaziale, perché si deve scegliere come e dove piantare i semi, incentivando così la creatività; ci regala fiducia nelle nostre capacità; allena la pazienza, abituandoci a rispettare i tempi di Madre Natura; fa bene al fisico; fa bene alla concentrazione.
Non ultimo, anche il ritorno all’auto-produzione, anche se di pochi prodotti, incide profondamente sul nostro modo di accostarci all’alimentazione. Non siamo più davanti agli scaffali di un supermercato, quei prodotti li abbiamo vissuti nella nascita e nella crescita. Sono frutto del nostro lavoro, e questo ci aiuta a essere fieri e più sereni con noi stessi. E inoltre cercheremo con più cura prodotti di buona qualità che si accostino in freschezza e genuinità a quelli prodotti da noi.
Che fare se non abbiamo a disposizione un giardino?
Esistono piccoli orti pensili da mettere sul balcone: verticali per occupare poco spazio, rialzati se si hanno problemi e non ci si può piegare, ecologici assemblati con materiali riciclati, piccolissimi dove coltivare solo pochi ortaggi.
Esistono gli orti condivisi di quartiere, in cui “adottare” un pezzo di terra.
Secondo una ricerca Coldiretti, data la sempre crescente domanda di spazi urbani per dedicarsi al giardinaggio, le amministrazioni pubbliche hanno realizzato un sempre maggiore numero di spazi attrezzati. Nell’arco di cinque anni, rileva la ricerca, nei capoluoghi di provincia gli spazi comunali adibiti e attrezzati a orti e appezzamenti dedicati alle famiglie sono cresciuti del 36,4%, per un totale di 1,9 milioni di metri quadrati.
Questi numeri ci dicono come la cura di un pezzo di terra stia diventando non più soltanto un passatempo cui dedicarsi ogni tanto, ma un’attività regolare. Il bisogno di rigenerarsi tornando alle “radici”, ritrovare sensazioni dimenticate da riscoprire familiari, in quel riconoscimento del legame con la natura che ciascuno di noi porta dentro.