di V. M.
Storia raccolta dal nostro collaboratore, il giornalista Maurizio Panizza
Quinta puntata
Riflessioni finali
Nei periodi delle vacanze natalizie, pasquali ed estive la maggior parte dei ragazzi faceva ritorno a quel poco che restava delle loro famiglie, mentre i più sfortunati, privi di qualsiasi familiare o parente che potesse o volesse occuparsi di loro, erano costretti a restare in collegio, situazione abbastanza surreale e angosciante. In quei mesi il silenzio che avvolgeva quella mura abituate a ben altro chiasso e rumore, aveva qualcosa di spettrale.
Nostra madre continuava a non essere in grado di occuparsi di noi, ma per nostra fortuna era in grado di smuovere sentimenti di commozione nei confronti dei suoi figli. Così, una sua ex collega di lavoro, molto generosamente ci accolse nella sua famiglia nei periodi delle vacanze scolastiche, dandoci una parvenza di affetto e vita famigliare a noi fino a quel momento sconosciuta.
Ripensando a quella signora, se non sono diventato uno sbandato, o peggio un drogato, o un criminale, lo devo alla fortuna di aver incontrato molte brave persone come lei che mi hanno aiutato nel corso della mia esistenza, oltre ad avere avuto una buona dose di fortuna, requisito fondamentale per vivere una vita abbastanza normale e soddisfacente.
A distanza di tanti anni, giunto in un periodo della vita in cui si fanno i primi bilanci, non posso che ringraziare veramente di cuore tutte quelle generose e per me grandissime persone e a loro va tutta la mia stima e riconoscenza. Spiace solamente che alcune di loro non siano più in vita, ma questo, purtroppo, fa parte del cerchio naturale dell’esistenza.
Non a tutti, però, è capitata la fortuna che ho avuto io. Molti dei miei ex compagni di collegio, dopo essere usciti da quelle mura intrapresero strade impervie, diventando tossicodipendenti, o vivendo situazioni rischiose ai margini della società. Alcuni di loro hanno avuto una vita di breve durata, dovuta alla difficoltà di integrarsi col mondo esterno, diventando essi stessi vittime delle loro paure e dei loro limiti.
Oggi, che a 64 anni d’età sono marito e padre, andando col pensiero ai ricordi del lontano passato, inevitabilmente e coscientemente faccio dei raffronti col vissuto della gioventù odierna.
Non voglio essere vittimista né qualunquista, non è certamente un messaggio negativo quello che voglio lasciare, solo avrei piacere che queste poche righe venissero lette dai giovani d’oggi e potessero fare riflettere sulla futilità del loro comportamento che spesso manifestano.
Senza dare giudizi inopportuni, o proporre confronti improponibili data la diversità dei tempi e i condizionamenti di oggi proveniente dal mondo digitale e dai media ai quali sono sottoposti i giovani, non posso fare a meno di evidenziare una mia sofferenza verso il modo di approcciarsi alla vita che riscontro fra molti di loro.
Trovo assolutamente improduttivo e anche stupido lo “smanettare” sui telefonini per ore e ore, l’essere magari a pochi metri uno dall’altro, ma comunicare tra di loro attraverso lo smartphone invece che guardarsi negli occhi e parlarsi a viso aperto.
Forse è mia errata convinzione, ma ho il sentore che molti giovani di oggi siano inconsapevoli vittime di una stupidità creata ad arte da chi detiene il potere mediatico, con lo scopo di tenerli mansueti attraverso bisogni commerciali indotti surrettiziamente ed emozioni virtuali fittizie.
Infatti, un giovane schiavo della tecnologia e vittima di falsi valori culturali è un giovane poco soggetto a pensare, poiché se pensa rischia di accorgersi che la classe dominante e dirigente gli sta fottendo il futuro.
I giovani per le grandi lobby informatiche e per i loro potenti fiancheggiatori sono semplicemente dei consumatori dai quali spremere tutto il possibile. Perché agli “sporchi” politici – passati, presenti e futuri – servi di quelle stesse lobby economiche dominanti, avere giovani pensanti e incazzati non conviene affatto.
V.M. novembre 2022
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