A proposito di Babbo Natale e degli adulti…
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(….che non mentono mai)

Il senno di prima. Appunti di Fulvio Scaparro

“Non sono fandonie quelle che si raccontano attorno al giorno di Natale. Oggi, 25 dicembre, mi sono assaggiato, solo un piccolo morso, e mi sono sentito davvero più buono”

(mio biglietto di auguri a Peppo Pontiggia, 2001)

 

L’11 dicembre leggo sul Corriere della Sera, a firma di Elvira Serra, di un vescovo che, nel lodevole intento di riportare l’attenzione dei fedeli sul significato del Natale come celebrazione della nascita del Salvatore, ha pensato bene di avventurarsi sul terreno scivoloso dei personaggi immaginari, come Babbo Natale, che tanto affascinano i bambini, anche quelli che dubitano della sua esistenza. Non è né il primo né l’ultimo che prova a riportare i piccoli a contatto con la realtà senza tener conto del fatto che non solo i bambini ma tutti noi viviamo e ci nutriamo di storie, sacre e profane, che ci aiutano a vivere in un mondo pieno di insidie e credere o fingere di credere in personaggi salvifici. 

Che il Natale sia diventato una festa del consumismo esasperato è fuori di dubbio ma evitiamo di arrivare agli estremi denunciati in questo articolo apparso il 16 dicembre 2018 su Repubblica a firma di Elena Dusi.

“UCCIDETE BABBO NATALE! LA RIVISTA “THE LANCET PSYCHIATRY” DA’ UN CEFFONE AI GENITORI: “BASTA RACCONTARE FAVOLE SU BABBO NATALE: SE I VOSTRI FIGLI SCOPRONO CHE MENTITE SU QUESTO, COME POTETE CONTINUARE A ESSERE GUARDIANI DELLA VERITÀ AI LORO OCCHI? QUESTI RACCONTI PIACCIONO PIU’ AGLI ADULTI CHE AI BAMBINI

Se un genitore riesce a mentire su qualcosa di così speciale e magico, come può continuare a essere considerato il guardiano della verità?» All’insegna del motto “gli adulti non mentono mai”, la prestigiosa rivista The Lancet Psychiatryinterviene oggi nell’eterno dibattito su Babbo Natale.

E lo fa entrando a gamba tesa contro la “bugia” più diffusa e amata del mondo. Definendo “terrificante” l’idea che esista una struttura simil-Cia come «l’Agenzia di Sicurezza Nazionale del Polo Nord», in grado di stabilire per ogni bambino del mondo se è stato buono o cattivo. «Per poi arrivare a un giorno — sottolineano gli psicologi Christopher Boyle dell’Università di Exeter in Gran Bretagna e Kathy Mc-Kay di quella del New England in Australia — in cui i bambini scopriranno la verità. Che cioè i genitori gli hanno mentito per anni».

Il climax è nel capitolo finale: se c’è qualcuno che prova piacere di fronte alla storia di Babbo Natale, questi sono gli adulti stessi, «che possono così tornare a un tempo in cui credevano che la magia fosse possibile». E, aggiungono i due psichiatri con una punta di cinismo, «mangiare i dolcetti che i bambini avevano preparato » per Babbo Natale la sera della vigilia.

 «Se gli adulti desiderano rivivere la magia di Babbo Natale, vuol dire che il ricordo non è poi così terribile» sorride lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro, che nel suo libro L’antispocchia (Bompiani), ha pubblicato il racconto scritto quando suo figlio fu informato dai compagni di scuola che a Babbo Natale è inutile inviare lettere: «I bimbi hanno sempre avuto ragione, Babbo Natale esiste. Il fatto che nessuno l’abbia mai visto si spiega con il desiderio del caro vecchione di mostrarsi soltanto a chi non dorme ed è anche puro di cuore, due condizioni difficili da soddisfare nello stesso tempo in questo mondo. I piccoli, benché abbiano un cuore limpido, non ce la fanno proprio a tenere gli occhi aperti fino all’arrivo della slitta». 

Come dimostrano millenni di favole, «i bambini hanno bisogno del pensiero magico» aggiunge Simonetta Gentile, responsabile della Psicologia clinica all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Fino a circa sei anni spiegano con la magia quel che non riescono a collegare scientificamente. Quando poi scoprono che Babbo Natale non esiste, non reagiscono con rabbia. Semmai c’è un po’ di dolore, ma fa parte del normale processo di crescita.”

Avete letto bene: “gli adulti non mentono mai”, sono “i guardiani della verità”. La rivista sarà pure autorevole ma una sciocchezza del genere meriterebbe un apposito numero de Il senno di prima. Che le bugie siano a fin di bene o meno, chi può negare che cresciamo anche mentendo a noi stessi e agli altri? La prima menzogna è proprio far credere ai bambini che gli adulti non mentono mai, sono la sincerità in persona. Forse il problema non è tanto cosa accade se i piccoli capiscono che Babbo Natale non esiste ma la loro reazione alla graduale scoperta che non tutto quello che dicono gli adulti è oro colato e che spesso predicano bene e razzolano male.

Nell’articolo citato si fa riferimento a un mio racconto tratto da L’antispocchia (Milano, Bompiani, 2015) in cui tra l’altro si legge

“{…] Da troppo tempo i genitori si sono tormentati con il grave problema dei dubbi sull’esistenza di Babbo Natale. Molti di loro sono convinti che essere adulti implichi un sano scetticismo su tutto ciò in cui i bambini mostrano di credere. Questo rende padri e madri incerti e goffi man mano che si avvicina il 25 dicembre. Fingono di credere al simpatico vecchione, ne parlano ai figli ma dimenticano particolari importanti. Per esempio, non tolgono l’etichetta del prezzo dai giocattoli, non lasciano un grappino per Babbo Natale e il sale per le renne vicino alla finestra. Arrivano perfino a barattare i regali con la promessa di un improbabile comportamento esemplare dei bambini. Per non parlare del senso di liberazione che avvertono quando i bimbi, ormai cresciuti, mostrano di dubitare dell’intero rituale della Vigilia. Si sentono sollevati, perfino orgogliosi che i figli siano diventati grandi, scaltri, normali, e che sia finita una volta per sempre quella messa in scena notturna.

Il fatto incontrovertibile che nessuno abbia mai visto Babbo Natale nella Notte Santa si spiega con il suo desiderio di mostrarsi soltanto a chi non dorme ed è anche puro di cuore, due condizioni difficili da soddisfare nello stesso tempo in questo mondo.

I piccoli, benché abbiano un cuore limpido, non ce la fanno proprio a tenere gli occhi aperti ed è per questo che nessuno di loro ha mai visto e vedrà lo spettacolare arrivo di Babbo Natale con relativo faccione rubizzo, badiale e bonario, vestito e cappello di panno rosso con bordature di pelliccia bianca, stivali, campanaccio a mano, barba e capelli candidi e fluenti, renne, slitta carica di doni e attrezzata con campanellini, sonagli e tutto il resto in perfetto stile jingle bells.”

Per finire, se non potete o non volete spendere soldi in regali, ricordate le parole di un bambino al quale era stato chiesto di definire la parola ‘amore’: “Amore è quello che resta nella stanza dopo che sono stati scartati i regali”. Pensando a bambini e bambine così che molti anni fa ho scritto la Ninna nanna riprodotta qui a fianco nell’articolo!

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