Viviamo un tempo difficile e lo sappiamo. Potremmo anche pensare che ogni epoca abbia dovuto affrontare guerre e pestilenze, carestie e malattie che hanno messo in pericolo l’esistenza, compromesso la salute collettiva, le relazioni e la vita sociale.
Eppure oggi, oltre alla necessità di garantire il benessere individuale e collettivo di una società sempre più complessa, c’è il dovere urgente di pensare al benessere del pianeta che è in grande sofferenza. Purché non sia già troppo tardi, compito nostro e delle nuove generazioni è quello di fermare la corsa verso la catastrofe globale. Non si tratta più di cercare solo il benessere fisico e psicologico, relazionale e sociale o economico, ma di costruire le condizioni per un benessere globale che deriva da ogni modo di esistere e di essere, da ogni espressione dell’esistenza sia reale che virtuale.
Con estrema urgenza allora, va pensato come promuovere il “benessere digitale” che adesso è l’esperienza più diffusa e frequente delle nuove generazioni ma che nei prossimi anni interesserà l’esistenza di ogni individuo.
Bambini e adolescenti del nuovo millennio, sono già totalmente dentro un’esistenza che ha un’architettura tecnologico-digitale, chiamata ormai “metaverso”. Per loro già non esiste un confine netto e definito tra ciò che è reale e quello che non lo è. Ma a gran velocità, giovani e anziani, si troveranno in un mondo sempre più interconnesso, in uno spazio fatto di interazioni virtuali e tridimensionali in cui saranno chiamati ad operare, lavorare, giocare, fare affari e vivere in maniera intensiva sia la realtà fisica che quella aumentata,. E tutto questo grazie a strumenti digitali (cuffie, visori, dispositivi mobili) sempre più sofisticati.
Visto l’uso pervasivo dei media digitali nella vita quotidiana, urge smetterla di demonizzare gli strumenti come l’onnipresente e precocissimo smartphone che ormai fa parte dell’esistenza di tutti, piccoli e grandi. È doveroso invece pensare a realizzare programmi efficaci per aumentare le competenze diggitale ridurre il rischio di un uso scorretto inadeguato o problematico dei dispositivi.
Una delle ricerche più recenti, come quella sviluppata dall’Università Milano-Bicocca su un gruppo di 18 scuole e 171 classi del nord di Milano e della Brianza e che ha coinvolto 3659 studenti, ha mostrato che la competenza digitale dei giovani tra i 15 e 16 anni è limitata. È apparso carente l’utilizzo attento e corretto delle informazioni, mentre i ragazzi si sono dimostrati più a loro agio nella comunicazione su chat e social.
Gli esiti di questo studio hanno evidenziato un 29% dei soggetti che può essere classificato a rischio di uso problematico dello smartphone, dove le femmine (32%) appaiono le più colpite a causa dell’uso eccessivo. Problematiche sono le abituali modalità di utilizzo del cellulare che il 25% degli intervistati fa di notte e il 35% lo accende appena sveglio, mentre il 50% lo adopera quando fa i compiti e il 60% durante attività ludiche.
Dati non trascurabili che rendono urgente una progettualità educativa al digitale capace di fornire precocemente le competenze necessarie al governo dei vari dispositivi mobili di comunicazione e necessarie per migliorare le conoscenze specifiche sull’uso della rete.
Solo un progetto formativo che inizi fin dai primi anni della Scuola Primaria grazie a percorsi strutturati per i bambini e per gli insegnanti ma che coinvolga le famiglie e i genitori, potrà produrre “benessere digitale” e avrà ricadute dirette e indirette sul benessere soggettivo e della collettività.
Giuseppe Maiolo