Chiesa e pedofilia. Prevenire gli orchi e proteggere i figli
Share :

Il summit di questi ultimi giorni in Vaticano ha riacceso i riflettori sugli abusi sessuali dei preti che sono una delle piaghe sociali più gravi rimasta sommersa per troppo temo all’interno della Chiesa. Ma al di là della necessità che ha la Chiesa di affrontare questo tema per punire i responsabili, come ha detto una delle vittime che ha raccontato la propria storia, c’è bisogno non solo di “estirpare il tumore o limitarsi a rimuoverlo” ma di sanare e prevenire che altre “metastasi” continuino a espandersi e devastare.

A questo proposito vale la pena ricordare un libro coraggioso dal titolo “Abusi sessuali nella Chiesa? Meglio prevenire” (ed. Ancora). Scritto a più mani da preti e psicoterapeuti, il lavoro sostiene l’importanza della prevenzione come strumento che può e deve arginare il “male” e, al contempo, può essere forma di riscatto per quella “ferita dolorosa e profonda” prodotta dagli abusi sessuali “di un prete o da altra persona consacrata che non potrà mai essere veramente rimarginabile”.

Così serve tornare a narrare le storie di violenza come è stato fatto nel summit. Perché è fondamentale dire una volta di più come “gli orchi” catturano le prede innocenti, o come fanno a mascherarsi e tenere in ostaggio per anni le vittime riducendole al silenzio totale. Per medicare e prevenire è necessario toccare più volte queste ferite aperte nelle vittime delle violenze che hanno aspetti particolari quando inferte da uomini della Chiesa.

Sappiamo che in genere i bambini accettano le molestie e gli abusi degli adulti perché si vergognano di parlarne con altri e perché temono di perdere quelle attenzioni affettuose e delicate che il pedofilo dedica loro. Nel caso dei preti abusanti c’è un elemento particolarmente significativo, che è la funzione del sacerdote “padre” la quale rende sconfinata la violenza e imbavaglia per un’intera vita. È l’archetipo potente del “padre” che vibra e al contempo intrappola e tradisce in quanto, come ombra, si allontana dalle sue funzioni benefiche e abusa della fiducia del “figlio” rendendolo debole e incapace di difendersi e proteggersi. Allora, prima ancora della sopraffazione sessuale, nell’abuso e nelle molestie che offendono il corpo dei bambini c’è la violenza psicologica e mortifera, inattesa e imprevista, nascosta e camuffata che devasta o sconquassa in profondità.

Prevenire così vuol dire far sapere ai bambini quali pericoli si nascondono dietro gli atteggiamenti troppo seduttivi di un adulto, laico o prete che sia, che li coinvolge in giochi erotici e in maniera troppo ravvicinata, tocca e accarezza con particolare insistenza. Significa che è fondamentale dire a chiare lettere chi è il pedofilo, cosa fa e come si comporta. Va esplicitato che non è l’uomo che ruba o rapisce i minori o li ammazza. Si sentono troppo spesso circolare idee come queste che sono sbagliate e impediscono ai piccoli di riconoscere i soggetti “malintenzionati” che nascondono il vero volto dietro una maschera buona e affidabile.

Un modo per aiutarli è quello di far capire che il loro corpo è un confine privato e prezioso. È il concetto di privacy relativa alle parti intime che va definito precocemente. E al di là di ogni forma di allarme, ciò che serve è aiutare i minori a costruire dentro un sentimento di autoprotezione basato sul senso di imbarazzo che si prova quando il comportamento di un adulto fa percepire agitazione e disagio. Così la prevenzione coincide con la conoscenza delle buone pratiche utili a bloccare chi non rispetta un bambino sia nel corpo che nella psiche ed è il modo che abbiamo per farli crescere al sicuro dagli “orchi”.

 

Giuseppe Maiolo

Università di Trento

Share :

Leave a Reply

Your email address will not be published.