La marijuana a scopi terapeutici liberalizzata in alcuni stati degli USA sta facendo discutere anche da noi. Si risentono nuovamente posizioni e letture già usate in passato: le droghe leggere sono meno dannose delle sigarette, l’alcool miete più vittime ecc.
Vi sono certamente oggi più studi e ricerche che ci confermano quanto non sia la sostanza in sé quanto piuttosto l’abuso ad essere pericoloso.
Questo fa si che a piccole dosi, a milligrammi, tali sostanze possano essere, e non è una novità, impiegate a scopi terapeutici.
Pertanto se legalizzare le droghe leggere, come sostiene da tempo Roberto Saviano, serve a sottrarre mercato ai narcotrafficanti, è vero che combattere il proibizionismo va di pari passo con un processo di trasformazione culturale e al contempo educativa.
Soprattutto è necessario sviluppare strumenti educativi efficaci con cui parlare a i giovani e in-formarli adeguatamente perché i essi siano capaci di riconoscere gli elementi di pericolo ma soprattutto gestire se stessi.
Il problema con gli adolescenti che sono quelli più esposti al bisogno di provare e sperimentare è soprattutto quello di capire quali motivazioni li spingono all’uso della droga. Ed essi solitamente si avvicinano alle sostanze per diversi motivi.
Primo tra tutti è il bisogno di trasgressione. Un fenomeno tipico in adolescenza che porta i giovani a provare se stessi e verificare quale potere abbiano ancora gli adulti su di loro. Così spesso i ragazzi che si fanno canne, rifiutano di essere considerati tossici e accampano in difesa di questo una serie di motivazioni che sono le più disparate.
Spesso non riconoscono il pericolo che deriva anche dal saltuario e non hanno consapevolezza dei danni che possono provocare con il tempo. Un esempio per tutti è quello dell’ecstasy. L’uso di questa pasticca tra gli adolescenti non è il fenomeno nuovo, ma negli ultimi tempi la diffusione di questa sostanza, soprattutto nelle discoteche, è aumentata ed è causa di fatti gravi.
In molti casi la considerano solo come uno stimolante che aiuta a essere più disinvolti e euforici.
La gran parte di essi ritiene che farne un uso moderato non faccia male e sono dell’idea che sia solo un mezzo per favorire la socializzazione.
Contemporaneamente pensano che la cannabis usata saltuariamente non produca effetti collaterali. In realtà sono considerazioni sbagliate che nascono dall’idea dei giovani di saper tenere sotto controllo l’uso delle sostanze.
Allora è facile i limiti imposti e divieti che vengono messi degli adulti perché in quella età è più forte l’idea di essere in grado di farcela da soli facendo riferimento a un’ immagine interna onnipotente che è retaggio della propria infanzia non ancora terminata.
Poi però ci sono altri motivi che vengono usati a giustificazione dell’uso di droghe leggere. Primo fra tutti il bisogno di appartenenza al gruppo. La necessità di rompere i legami infantili di dipendenza dalla famiglia fa sì che l’adolescente sia orientato naturalmente a costruirne di nuovi, anche superficiali, con un gruppo di riferimento e con i coetanei. Con questi infatti sappiamo che egli condivide interessi, modo di vestire, gusti musicali e linguaggio.
Il consumo di sostanze ha il valore duplice della condivisione di esperienze e di contenimento della paura di ritrovarsi da soli.
Con i compagni con i quali si vivono esperienze comuni sì ristabilisce una sorta di simbiosi utile almeno a livello fantastico a contenere l’angoscia della frammentazione.
Poi le canne sembrano aiutare ad affrontare le difficoltà emotive e allo stesso tempo consentono di provare sensazioni nuove e piacevoli.
Del resto i motivi di insoddisfazione che producono ansia durante l’adolescenza sono assai frequenti; lo stress e gli stati depressivi collegati alle situazioni di frustrazione di perdita possono essere davvero molto intensi. Con l’erba si può superare in fretta il disagio e il dolore, sconfiggere la sofferenza e la tristezza.
M anche questo non è qualcosa di nuovo. Anzi è una pratica frequente e diffusa. Se pensiamo a quanto è elevato tra la popolazione adulta l’uso di sostanze tranquillanti, di ansiolitici e antidolorifici che ci permettono di sconfiggere in fretta un mal di testa, di tirarci su il morale quando siamo già di corda e così via.
Allora dobbiamo ricordare quanto contano a livello educativo i modelli che noi offriamo ai giovani, quale sia l’impatto di quello che comunichiamo con il nostro comportamento e con le parole.
Questa è la ragione per cui è importante costruire precocemente percorsi educativi per aiutare i minori ad orientarsi in maniera adeguata nel mondo delle sostanze leggere o pesanti che siano, e soprattutto per crescere sani e liberi da qualsiasi dipendenza.
Redazione
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