La parola “limite” è ricca di significati. Purtroppo però è un termine povero di senso perché oggi non si educa a riconoscerne l’importanza, né si valorizza come linea di demarcazione oltre cui non si può andare. Di conseguenza spesso si cresce senza quel “senso del limite” che serve per diventare grandi.
In questo senso il vocabolo “limite” che significa linea di confine, è il punto estremo oltre il quale non si può andare. Per quanto il “limes” latino definisca solamente una sorta di divisoria tra due territori, nel linguaggio comune la parola ha acquisito una connotazione negativa che fa pensare a ciò che blocca e impedisce di esplorare la realtà circostante. Qualcuno lo sente, allora, come un limite alla libertà o come una forma di prigione che impedisce i movimenti.
Nella realtà liquida in cui viviamo tutto sembra essere possibile perché tutto è concesso. Nella “famiglia liquida” diceva Zygmunt Bauman, (Modernità liquida, Laterza) ruoli e i confini delle relazioni interne sono labili, sfumati, difficili da definire e la genitorialità fluida e mutevole, a tratti è incoerente e contradditoria. Le limitazioni e le regole e sono poche anche perché fanno pensare subito a un’educazione severa e autoritaria da combattere.
C’è una ricerca canadese di alcuni anni fa che mantiene ancora un certo valore con la quale si è voluto esplorare proprio il tema dei limiti in età evolutiva e la loro funzione in campo educativo. Lo studio ha messo a confronto due gruppi di bambini ciascuno in due splendidi parchi-gioco ma profondamente diversi: uno enorme, senza recinzioni e completamente aperto, l’altro molto più piccolo e soprattutto delimitato da uno steccato che ne recintava il confine oltre cui non era permesso andare. Ci si aspettava che i piccoli del parco aperto e senza limiti fossero più interessati a muoversi ed esplorare quel territorio ampio e ricco di cose da scoprire anche se sotto l’occhio vigile degli assistenti e invece si vide che i bambini non si allontanarono granché dagli insegnanti e la gran parte rimase al centro del parco dove era stata accompagnata, poco distante dagli educatori. Stupì piuttosto vedere che i bambini nel parco recintato fossero più dinamici e curiosi, desiderosi di esplorare lo spazio a loro disposizione e muoversi lungo i confini.
L’esperimento può indicarci l’importanza dei limiti che, in ambito educativo, sono rappresentati dalle regole, la cui esistenza è di aiuto per lo sviluppo ma anche stimolo alla curiosità e alla creatività. Rimane però fondamentale chiedere il rispetto di limiti e regole. Se non lo facciamo, lasciamo intendere che norme e confini, pur avendoli definiti possono non essere osservati, e con questo mettiamo in discussione la nostra funzione educativa e ci mostriamo incoerenti. Ovvero quanto di più disorientante ci possa essere per un bambino.
Ricordiamo infine che limite ha come etimo anche il latino “limen -liminis” il cui significato è “soglia” cioè linea da cui ri-partire, il che significa che i limiti sono confini entro cui stare per un certo tempo e poi traguardi da cui ripartire e nuovi esordi.
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