Quel giorno di uve rosse di Alfredo Bonazzi è il libro pubblicato di recente, che ci farà conversare con il poeta, leggere insieme la sua poesia e conoscere dalla sua voce le tante storie che albergano in ogni suo verso e attraversano la sua intera vita e la sua anima
sabato 11 luglio 2015 ore 19,00
presso l’OFFICINA DEL BENESSERE di Puegnago d/G (BS) in Via Merler, 9
Happy Book – Un incontro, un libro e un drink con l’autore
Prenotazione richiesta via email (info@giuseppemaiolo.it) o cell. 347 2224200
Io l’ho conosciuto un tempo ormai lontano, quando da poco, pochissimo, con la sua poesia andava a regalare a tutti quelli che lo avvicinavano la storia dolorosa di una vita privata della libertà, passata dal riformatorio al duro carcere criminale.
Non era solo il poeta che incontravo e la cui lirica, come sa fare la poesia vera, in un attimo ti cattura e ti prende la mente e l’anima, ma l’uomo che con con la poesia era risorto alla vita e la andava narrando. L’ho sentito portare con i suoi versi, in certi attimi frecce appuntite che ti trafiggono fino in profondità, quella sua storia che gli pesava sulle spalle e che era un tutt’uno con il poeta, anzi ne costituiva il DNA .
L’ho visto una sera, in quel primo incontro sul palco di un teatro, forte come una roccia capace di resistere ai venti e ai geli ma al contempo delicata creatura che ti consegnava, senza addolcire la pillola, il suo Caino interno che teneva con sé dall’infanzia. C’erano nel suo raccontare gli eventi che lo avevano crocefisso ma anche liberato dalle catene di tanti letti di contenzione che aveva conosciuto, il dolore lungo una vita che solo la parola poetica, non magica formula taumaturgica, ma faticosa ricerca di senso, aveva almeno un po’ levigato.
Ricordo che a me, giovane ma già appassionato studioso dell’uomo e della psiche, quella parola salvifica intrisa di sofferenza, pungente come un rovo di spine ma pure stracolma di energia e di potenza che ti libera e ti fa volare, mi apparteneva. Me ne ero accorto da tempo che la poesia e la parola da raccontare e da vivere, mi scorrevano dentro e quella sera di un lontano 1974, Bonazzi e i suoi versi da poco dati alla stampa nel libro-storia Ergastolo Azzurro, travolsero me e gli altri. O meglio ci inchiodarono alla poltrona, paralizzati da un misto di sentimenti che andavano dall’angoscia per la malvagità umana ma pure dall’energia che ti trasmettono i suoi versi e ti impongono il riconoscimento della sofferenza di cui è denuncia tutta la sua poesia.
Quel giorno di uve rosse, ripubblicato recentemente dalla Casa editrice San Paolo, è ancora una volta la narrazione di accadimenti, come la visita di Giovanni XXIII al carcere romano di Regina Coeli, che il poeta rivisita con la memoria. I versi che incontri dentro questo piccolo libro dell’anima, non solo sono parole ma gesti, rumori, odori che ti fanno sentire l’inferno di un letto di contenzione e la prigionia della mente che Bonazzi ha incontrato più volte nella sua esistenza.
E’ una specie di Salterio, o libro dei Salmi, che dovresti leggere accompagnandolo alla musica perché non puoi scindere in queste liriche cosa è lingua e cosa è suono, vibrazione, accordi. Poesie che uniscono insieme la testimonianza, il ricordo, l’assurdità del male e il dolore, ma anche la preghiera e il canto alla vita che può riscattare quando c’è sinergia e sintesi tra gli elementi, tra corpo e anima, mente e cuore.
Si tratta di una silloge dolente di quel transito umano che fu la visita di un papa tra gli “squalificati a vita” che, come Bonazzi, non riescono nemmeno a farsi il segno della croce perché inchiodati dall’irragionevolezza della tortura come sistema di riabilitazione che solo gli esseri umani sanno infliggere ai propri simili.
E’ un libro poetico, non solo perché è fatto di poesie, ma soprattutto per l’umana presenza della fiducia portata dietro le sbarre da un umile uomo vestito di bianco che, come dice il poeta, consente di “ricostruire un altare di fede con le rovine di un’intera vita” .
Giuseppe Maiolo
Simile al fumo del treno
che nasconde, per poco,
la siepe in rancore di spine,
sei venuto qui, Angelo nel nome
e santo nelle intenzioni,
a mettere il tuo cuore in folle
accanto al nostro
d’inveterati peccatori
da Quel giorno di uve rosse, San Paolo Edizioni, 2014
Biografia
Alfredo Bonazzi nasce ad Atripalda (AV) nel 1929 ed è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di un tabaccaio commesso nel 1960 a Milano. Internato in un manicomio criminale, prorpio in carcere scoprì l’amore per la cultura e la poesia che lo portò a vincere prestigiosi premi nazionali e internazionali. Nel 1973 il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, gli concesse la grazia e tornò libero.
Insieme a Laura, la moglie che Bonazzi conobbe dal carcere, diedero vita a Verona a numerose iniziative culturali e di arte che venivano svolte nella Libreria-Galleria di Piazza delle Erbe, divenuto in breve tempo punto di rifermento letterario e spazio d’Arte di numerosi artisti famosi, tra cui Vedova, Brindisi, Boato ed altri. Per diversi anni infatti, in questo luogo centrale di Verona si tennero incontri, presentazione di libri, mostre d’arte ed eventi di rilievo che ancora oggi si ricordano.
Ora vive a Bassano del Grappa e fino a qualche anno fa ha collaborato con giornali e riviste con rubriche personali.
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