Nella vita embrionale cervello e occhio sono la stessa cosa. La vescicola ottica (quella che a sviluppo ultimato diventerà occhio) è una vera e propria estroflessione del cervello. Questa comune ontogenesi ci spiega la complessità delle due strutture che, pur lavorando in ambiti distinti, hanno mantenuto un solido collegamento fatto di sensorialità (come è ovvio), ma anche di aspetti più intimamente legati alla sfera psichica. L’occhio, visto come avamposto del cervello, è l’organo dei sensi che più di ogni altro gli invia informazioni.
Non si tratta solo di inviare energia elettromagnetica dalla retina alla corteccia visiva, ma il processo della visione coinvolge anche aree del cervello diverse, che hanno lo scopo di elaborare gli stimoli e ricostruire la realtà come siamo abituati a conoscerla e ad integrarli con quelli provenienti da altre aree. Questo canale non è a senso unico, dall’occhio al cervello, ma funziona anche nel senso opposto.
La parte dell’occhio che custodisce questo immenso e sconosciuto patrimonio di informazioni, è l’iride. Diaframma che dà il colore agli occhi, al cui centro c’è la pupilla, foro che permette il passaggio della luce e grazie a questa si dilata e si restringe. Siamo soliti attribuire agli occhi qualità e prerogative che in realtà appartengono esclusivamente all’iride: il nostro giudizio estetico è dipendente dell’apprezzamento del suo colore. La profondità e l’espressività dello sguardo, in realtà, sono tali perché è l’iride, con le sue infinite varianti cromatiche, a determinarle.
Lo studio dell’iride ha origini antiche e indubbiamente l’iridologia è un mondo affascinante e sconosciuto ai più. Già Galeno, antico medico vissuto nel II secolo d.C. e che tanto ha influenzato la medicina moderna, scriveva: “Dagli occhi si vede tutto l’animo”. L’iridologia è considerata una disciplina olistica che considera la persona in tutta la sua interezza, non solo corpo, quindi, ma anche anima, mente ed emozioni.
Gli iridologi sostengono che attraverso l’osservazione dell’iride si possono intuire l’età biologica, la predisposizione verso le malattie e quantificare il livello di conflittualità mente-corpo. Con il termine iridologia multidimensionale, si intende lo studio dei collegamenti tra aspetti costituzionali, organici, energetici e psichici, fino a spingersi a svelare memorie familiari di eventi traumatici. Tutto questo osservando ”semplicemente” le ”chiazze di colore”, le “lacune”, le “cripte” e le “ striature” che rendono mirabile ed unico il tessuto irideo.
Chi avrebbe mai pensato che attraverso l’iride si possa decifrare, analizzandolo, un comportamento frutto della combinazione di fattori genetici e fenotipici. Affascinante universo tutto da indagare! In generale l’iridologia classica è quella che, attraverso l’osservazione dell’iride, fornisce informazioni che al cervello giungono dai vari organi e da questo tornano all’iride. Così posta l’iridologia sembra più appartenere al mondo della medicina alternativa e poco a quello della scienza. La sua collocazione, in realtà, è quella di tecnica diagnostica non convenzionale e non invasiva, complementare alla scienza medica.
Attraverso l’osservazione dell’iride non si ha la presunzione di fare diagnosi di una malattia (per fare questo è necessario ricorrere agli esami di laboratorio e strumentali), ma si potrà avere notizie sullo stato di equilibrio (omeostasi) di un particolare organo od apparato: la malattia cos’è se non l’alterazione dello stato di equilibrio naturale?
I segni iridologici vengono letti come predisposizione verso una patologia o un disagio, ma una attenta mappatura dell’ride potrebbe aprire porte insospettate, esplorando un universo fatto di “memorie profonde” che costituiscono il patrimonio di ciascuno e di cui spesso ignoriamo l’esistenza. Svelarle significa percorrere a ritroso, attraverso le nostre radici, un cammino che ci permetta di capire meglio noi stessi.