PONTIFEX. Un costruttore di ponti per attivare l’archetipo
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Pontefice, è la parola risuonata di più in questi giorni,sempre ricca di attese e speranze. Di stretta derivazione latina il termine “pontifex” richiama al “pontem facere” ovvero “a colui che costruisce ponti” che è un’arte difficile e complessa.

Nell’antica Roma, il Pontefice aveva il compito di conservare le tradizioni giuridiche e religiose e al Sommo Pontefice, vescovo di Roma e capo della Chiesa cattolica, quello di unire terra e cielo e m corpo e spirito.

Il Pontefice richiama pertanto l’archetipo del padre (il Papa) e del Saggio che, secondo il pensiero di Jung e della psicoanalisi del profondo è elemento primordiale e universale, presente nell’inconscio collettivo come modello di riferimento simbolico che influenza il comportamento umano e la percezione del mondo. Gli archetipi si manifestano nella psiche individuale in vari modi ma soprattutto in forma simbolica, ci fanno comprendere gli aspetti complessi della psiche umana.

Nel suo primo discorso dal balcone di San Pietro, le prime parole del nuovo pontefice Leone XIV hanno indicato le intenzioni e la prospettiva del suo percorso, ma le sue metafore hanno aperto squarci del compito complesso che lo aspetta: ovvero dare cittadinanza al Saggio Costruttore.

A me ha colpito molto pertanto la metafora del “costruire ponti” e non di i muri, rivendicando alle funzioni del Pontefice l’impegno concreto e preciso di smantellare barriere e aprire passaggi che sono compiti propri del pastore che guida, unisce e accompagna, concilia o riconcilia e non separa.

Per giorni un po’ tutti ci siamo sentiti addosso le attese di un Pontefice che seguisse le orme del predecessore e mentre si facevano avanti speranze intense per un Papa capace di segni di continuità e al contempo di cambiamento.

Così, prima dell’apertura del Conclave, il teologo Vito Mancuso con lungimiranza scriveva:

“Il Papa di cui abbiamo bisogno, noi abitanti di questo mondo orizzontale, è uno che ci faccia alzare lo sguardo al di là della siepe e dello schermo. Abbiamo bisogno di tornare a credere che noi umani non siamo solo a una dimensione. La dimensione orizzontale di economia, politica, storia, diritto, è costitutiva di noi, ma non esaustiva.” (La Stampa, 4 maggio 2025)

Antonio Donghi, Il ponte di ferro ai Fiorentini (1933), olio su Tela

Condivido la sua visione che è l’attesa di qualcuno che ci aiuti a mantenere viva la di speranza e l’utopia e la necessità di un Papa che ci insegni a mediare tra gli opposti e avvicinare le polarità.

Questo è il mandato del Pontifex che serve alla psiche collettiva, questo l’archetipo che può darci le chiavi per uscire da quell‘unica dimensione, incapaci come siamo di trovare mediazioni dentro di noi.

Questo, diceva Jung, è prima di tutto un compito individuale, quello necessario a far crescere la coscienza e attivare l’archetipo del Pontifex. Senza di esso la nostra visione del mondo resterà manichea, divisa e distante dalle trasformazioni che ci aspettiamo.

Allora è confortante trovare nelle parole del nuovo Papa, l’invito a fare la nostra parte:

“Aiutateci anche voi, poi gli uni con gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace.”

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