Resilienza, linfa vitale per andare avanti
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La “resilienza” è una parola comune, usatissima, a volte anche a sproposito. Non appartiene al linguaggio psicologico che però l’ha adottata, ma a quello della metallurgia.

Un tempo si diceva “forza d’animo” e era associata alla volontà, mentre è tutt’altro. In fisica è la proprietà del materiale che resiste alle pressioni mentre in psicologia è energia vitale che va oltre la determinazione della ragione perché, diceva Platone, è un ”sentire” che proviene dal cuore. Non è tanto la resistenza, di cui s’è già detto, che corrisponde alle radici di una pianta ancorata alla terra, quanto linfa che serve per crescere e rialzarsi dopo un inciampo o una caduta.

Il latino “resalio” da cui deriva, ci dice che è capacità di risalire dopo essere finiti in basso, abilità di riprendere il cammino verso i propri obiettivi. Ed è proprio quello che accade ad alcuni metalli che non si deformano con le pressioni che possiamo esercitare ma, pur piegati, sanno tornare alla forma originaria. Il filosofo Friedrich Nietzsche scriveva “Quello che non mi uccide mi fortifica” (Ecce Homo, Adelphi).

E la resilienza sta dentro questa dimensione, senza essere forza fisica, né potere della mente, quanto piuttosto energia interiore che, a dispetto delle avversità, ci permette di tenere duro, diventare più forti e persistere. Una risorsa salvifica che, esaurite tutte le argomentazioni del pensiero, alimenta la nostra fiducia e quella spinta alla ripresa. Non appartiene all’uomo forte e invincibile, ma a chi intesse un dialogo con se stesso, chi si confronta con le proprie preoccupazioni e riconosce le fragilità e le vulnerabilità dell’umano che sta dentro.

È resiliente chi si incontra e si scontra continuamente, si approva e si condanna, ma non si nasconde a se stesso. La resilienza peraltro non preclude lo sconforto e la delusione o la paura del futuro, però serve per credere che è possibile andare avanti anche quando sembra che tutto sia perso. È un’energia che irrobustisce i tessuti del corpo e più ancora la trama sfilacciata dell’anima quando si attraversano le lande desolate della sofferenza. È risorsa che consente di attraversare il disorientamento e la sfiducia, il vuoto, la solitudine, la perdita del futuro, il dolore e la morte.

Percorsi della psiche conosciuti bene durante la pandemia e che ancora si ripetono con le devastazioni dell’odio, della guerra e con la violenza delle relazioni distruttive. Spesso impaludati nello spazio dei falsi valori, la resilienza ci serve per attraversare il male e la banalità quotidiana delle crudeltà umane, apparentemente inspiegabili. Perché ci aiuti, però, è necessario coltivarla con l’assiduità utile a fronteggiare crisi personali, sociali, economiche, politiche e non sconfinare nella disperazione.

È fondamentale la resilienza per trovare il bandolo in grado di trasformare lo sguardo sulla realtà e ridurre la distanza e l’indifferenza, ma serve ricordare che solo in parte è una dotazione di fabbrica: è piuttosto conquista personale e al tempo stesso traccia educativa da porre nel corredo di chi cresce al mondo.

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