Cosa ti puoi aspettare da chi ti ama?
Ha pochi anni Marina. Forse sette o qualcuno di più. Non importa.
“Buona notte mamma”
“Dormi bene, cucciolo, verrò a darti un bacio più tardi.”
Ricorda quelle parole sommesse, le sente sottili come la sua voce che chiude la porta e la consegna alla notte. Sua madre è tenera quando le rimbocca le coperte, quando le lascia una carezza prima di andare, e lei è ancora toppo piccola per sapere chi sono le vittime e dove sono nascosti i carnefici. Non ti aspetti di incontrarli, non puoi aspettarteli da chi ti ama. Li pensi lontanti gli orchi, dentro le fiabe, e invece li trovi che entrano da un cono di luce come una lama che taglia. Marina vede qualla bambina rannicchiata nel suo lettino e le fa pena, ma non sa aiutarla. E’ paralizzata, prigioniera di lui che la tocca dappertutto. Tutto è buio e lei non lo vede in volto, non lo riconosce. Sa solo che ogni notte arriva con il rumore lieve dei passi che si avvicinano alla porta e mentre la maniglia si muove lei si ritira nel lembo estremo del suo letto appiattita contro il muro.
“Mamma, c’è un uomo che viene ogni notte” le sussurra.
“Sono solo brutti sogni, amore”
E lui torna a graffiare la porta quasi voglia annunciarsi. Poi si infila sotto le coperte e la accarezza come un padre che ti coccola di giorno e di notte fa uscire dalle mani l’uomo.
“Ho paura, mamma, l’uomo della notte non mi piace” dice un giorno sconfitta.
“Tranquilla piccola, non ti vuole far del male, ti vuole bene” risponde lei mentre spegne la luce.
E ancora il buio, il rumore dei passi il silenzio della paura e l’odore del lupo che arriva notte dopo notte. Marina ha un fremito: ricorda d’un colpo il respiro corto, ansimante dell’uomo e l’odore intenso di un sigaro appena spento nel posacenere del salotto. Quello del padre.
da “Se l’amore ferisce” di Giuliana Franchini e Giuseppe Maiolo Edizioni Erickson
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