Storie di bulli on line
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Ci sono storie terribili che accadono di questi tempi e che abbiamo il dovere di conoscere e raccontare agli altri. Senza vergogna e senza paura. Una tra le tante (purtroppo), passata un po’ sotto silenzio in questi ultimi tempi è quella di una madre che denuncia i soprusi che ha subito il proprio figlio e soprattutto mette a nudo la sua tragedia: il suicidio di Michele, il figlio di 17 anni, diversamente abile.

In questa storia ci sono le fatiche di una vita passata accanto a un figlio con problemi fisici, le cure per farlo crescere e le lotte per difenderlo dagli attacchi e dalle prese in giro, da tanti bulli e bulletti incontrati nel tempo, ma anche le speranze e la fiducia nella vita. Invece ad un certo punto tutto precipita e i sogni si dissolvono d’un colpo. Il bullismo si trasforma, diventa un altro gioco subdolo, spietato, persecutorio dal quale Michele non si può difendere. Alla fine non ce la fa più ad esser offeso e deriso umiliato da sconosciuti che si nascondono in rete. Ma non dice niente, non chiede aiuto o conforto. Per lo meno fino a quando, esausto e senza più speranza, non decide di scrivere una lettera e farla finita.

 

Una vicenda angosciante che ti inchioda e ti paralizza, che ti fa sentire colpevole. Ti domandi perché è andata a quel modo. Ti chiedi come mai nessuno ha visto e nessuno si è accorto. Perché Michele non ha chiesto aiuto e si è lasciato insultare on line come nella realtà senza opporre resistenza.

La risposta è una sola: non ce l’ha fatta.  Accade così a tutte le vittime di violenza e in particolare a quelle del cyberbullismo. Perché la differenza tra bullismo reale e bullismo virtuale è proprio questa: non sai dove riparare, dove salvarti e chi ti può aiutare. Non credi, alla fine, che ci sia una via di uscita. Se ti offendono nel mondo reale reagisci e puoi scappare o nasconderti, puoi difenderti chiedendo aiuto a qualcuno che ti offre riparo o sostegno. Magari per tornare a casa ogni giorno cambi strada oppure ti fai accompagnare dagli amici per non farti trovare solo dal bullo.

In rete non c’è scampo. Il cyberbullo ti perseguita ovunque e tutti vedono, sanno, si divertono. Ma tacciono pensando che in fondo è un gioco.  Se urli e protesti nessuno si accorge del tuo dolore mentre il cyberbullo si sente sempre più  forte e più eroe. In fondo ha ottenuto quello che voleva, diventare popolare, famoso, ammirato. Questo è il cyberbullismo. Da una parte ti azzera le energie e ti impedisce di salvarti, ti impone il silenzio e ti imprigiona nella disperazione perché non riesci più a credere che ci sia una qualche salvezza. Dall’altra ti esalta e ti offre visibilità massima perché più la combini grossa e più diventi importante. Così o soccombi oppure cambi ruolo e diventi anche tu un bullo che in rete si sente dominante e invincibile. E la violenza continua.

Giuseppe Maiolo

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