Giovani violenti: teste vuote
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Teste vuote, con dentro il nulla. Perché non c’è nulla, non ci può essere assolutamente niente dentro un pestaggio assurdo, un massacro di botte che a Verona lascia morto un ragazzo. Teste vuote come quelle dei ragazzi del cavalcavia che si divertivano a gettare sassi su chi passava o come quella del bullo che accende il fuoco sui capelli del compagno. Cosa ci può essere altrimenti?

L’ideologia? Un pensiero ragionato e motivato dal pericolo di essere sopraffatti dagli stranieri? Assurde idee sulla razza? No, probabilmente sono solo il paravento del vuoto che alberga  in molti giovani. Non in tutti ma certamente in quei molti ragazzi che vivono un senso continuo di spaesamento e di noia mortale. 

Giovani con le teste rasate per essere visibili, che non hanno ideali, che non stanno lottando contro qualcuno in particolare come dovrebbe avvenire nel passaggio generazionale,  per acquisire una identità nuova. Spesso solo adolescenti senza desideri né sogni di cambiamento, senza passato e neppure conoscenza della storia. Ragazzi con frantumi di pensieri che diventano slogan non tanto da portare in corteo come poteva accadere un tempo,  quanto da agire subito, senza un motivo plausibile ma solamente per provare il gusto di sentire adrenalina nelle vene.

Perché la violenza che è sul palcoscenico della cronaca ogni giorno, il bullismo che viaggia sul telefonino o su You Tube e si diffonde con la velocità della comunicazione globale che non lascia il tempo per riflettere ma solo lo spazio dell’emulazione, è la cifra di riferimento per chi oggi vive l’adolescenza e il processo di cambiamento. E non è nemmeno più il desiderio di una “vita spericolata”, quella bandiera che Vasco portava anni fa a nome dei giovani che volevano andare e scoprire, anche se al limite, il senso della vita o l’orgoglio di essere diversi dai padri.

Oggi mi sembra che i giovani galleggino in un pantano di noia dove non vi sono progetti da fare ma solo  azioni scollegate dalle conseguenze, gesti senza un pensiero critico che li sostenga ed emozioni anestetizzate da uno sguardo passivo sulla realtà. Oggi tutto sembra esaurirsi nel qui e ora, tutto è ormai “life is now”. E’ allora che possono far presa sia le balorde bravate dei bulli che seviziano o stuprano oppure anche le folli idee razziste del passato che danno una fasulla motivazione ai crimini. Fanno  presa perché noi non ci siamo, siamo mancanti come comunità educante e spesso lontani da loro come riferimento, li lasciamo in quella poltiglia di impressioni e non li aiutiamo a dare un senso alla vita e un significato alle relazioni.

Giuseppe Maiolo

 

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