Le storie di violenze sessuali perpetrate per anni sui minori, hanno tutte in comune il silenzio delle vittime. Ma ogni volta che emerge questa piaga sociale sorprende sempre perché ti sembra che oggi ci sia più conoscenza del fenomeno e maggiore sensibilità e coraggio. Invece chi subisce tace, accetta le umiliazioni dell’abusante, asseconda le sue pretese, teme le sue minacce, non infrange il segreto che lega vittima a carnefice.
Così gli abusi rimangono nascosti per tempi lunghi, infiniti e gli abusanti continuano a esercitare il loro potere senza alcun contrasto. In fondo è proprio questa l’abilità degli orchi: quella di inchiodare al muro della paura le vittime. Che è la capacità subdola e mostruosa di continuare indisturbati a ferire e tenere in ostaggio. Chi subisce nel frattempo sprofonda nella vergogna e nel senso di colpa e si chiude in un silenzio totale. A volte tombale.
Solo quando si riesce finalmente a strappare il velo denso dell’omertà che copre la tortura e il dolore di anni, appare l’abusante che mostra alla fine il suo volto mascherato e perverso. Ed è a quel punto che i sentimenti intersecano la ragione e ti confondono i pensieri e le certezze mentre si fondono e si alternano rabbia a sorpresa, si mescolano incredulità e paura.
Se ti chiedi il perché di una mostruosità nascosta puoi tirare in campo la malattia del “mostro” di turno o la sua sofferenza già vissuta in prima persona e annidata nelle pieghe del passato che genera senza sosta violenza su violenza e cattura vittime diverse e innocenti. Puoi tentare una qualche spiegazione non per giustificare ma per capire l’incomprensibile, ma nessuna delle ragioni può attenuare il dolore di chi ha subito oltraggio e violenza.
L’unica cosa possibile da raccontare è l’esercizio del potere, o meglio, l’abuso del potere. Perché ogni violenza ancor prima di essere fisica e sessuale, è abuso di potere di chi sa e di chi può. È tutto quello che viene prima dei gesti e degli atti, che intrappola e non dà respiro. È il potere di chi ti impone il segreto e ti toglie la parola, che ti nega il diritto di dire “no” o “basta”. Vale per tutte le violenze e lo dobbiamo sapere e ricordare.
Ma più ancora lo devono sapere prestissimo le bambine e i bambini prima che diventino ragazze e adolescenti. A noi il compito di educarli a distinguere tra segreti buoni e segreti cattivi, tra adulti affidabili e non. A tutti gli adulti l’impegno di saper ascoltare anche la sofferenza silenziosa perché essi non abbiano paura di chiederci aiuto.
Giuseppe Maiolo
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