Si tratta di una di quelle esagerazioni che le adolescenze di oggi coltivano per scarsa conoscenza del rischio
Il binge drinking, l’abbuffata alcolica, è uno dei nuovi eccessi, o per meglio dire una di quelle esagerazioni che le adolescenze di oggi sembrano coltivare per scarsa conoscenza del rischio.
Perché se è vero che, nonostante tutte le campagne di prevenzione, il consumo di sostanze alcoliche tra i giovani è in aumento, è altrettanto vero e preoccupante che i minori si avvicinano sempre prima all’alcol e i servizi che si occupano di dipendenze indicano ormai come esordio i 10-11 anni.
Si inizia per gioco e divertimento, per integrarsi con i pari e per star bene. Si comincia imitando quello che fanno gli altri, i compagni più grandi, quelli più spavaldi e temerari e si esagera senza porsi domande e dubbi. Lo si fa sospinti anche dai diffusi modelli degli adulti che usano l’alcol in ogni circostanza e finiscono per trasmettere un’idea di normalizzazione.
Le abbuffate di alcol, ora sembrano essere un modo particolare per sottolineare l’assenza di un confine tra il possibile e il pericoloso. Sottolineano la velocità con cui si fanno le esperienze oggi senza che nessuno controlli il percorso. Abbuffarsi di bevande alcoliche è un modo particolare per vedere come si può passare rapidamente da uno stato psicologico ad un altro, perché la caratteristica è proprio quella di assumerne quantità notevoli in poco tempo ed avere immediati effetti.
Bere aiuta a socializzare. Lo sapevamo. In questo caso però serve a provare un rapido senso di ebrezza e sperimentare la perdita del controllo o l’alterazione della coscienza. In molti casi anche il coma etilico che è l’esperienza più devastante. Molti teenager lo sanno, ma non se ne preoccupano.
Secondo alcuni studi sul fenomeno, molti sono i rischi che si corrono sia a breve che a lungo termine ma spesso i giovani non li conoscono. O, peggio ancora, ne hanno una percezione parziale e alterata che li porta a sottovalutare la pericolosità.
Perché se il bisogno di eccedere può coincidere con la necessità tutta evolutiva di trasgredire tipica dell’adolescenza che impone nuove esperienze da fare e nuovi orizzonti da attraversare, il “binge drinking” sembra evidenziare qualcosa di molto specifico per i giovani di oggi. Rappresenta anche la possibilità di esaltare le prestazioni personali e far vedere agli altri le sfide che si sanno fare. Ciò serve ad essere immediatamente visibili con performance “al limite” ma che procurano “like” e conferme. Al contempo si tratta dell’ennesima variante del motto “Life is now” che sottolinea l’acuta necessità degli adolescenti di provare tutto e subito, ma soprattutto segnala il piacere del consumo bulimico di adrenalina quale argine alle frustrazioni sempre più difficili da tollerare insieme al senso di vuoto e alla noia.
Giuseppe Maiolo
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