L’alleanza è una parola che a me fa venire in mente un ponte, cioè una struttura di collegamento. L’alleanza scuola-famiglia credo gli assomigli perché, come il ponte che è manufatto difficile da realizzare, richiede impegno e precisione. Deriva dal francese “alliance” che è partecipazione e “vincolo” tra due parti con aspettative comuni.
Si parla parecchio di alleanza tra scuola e famiglia perché sappiamo l’importanza di due “sponde” unite da strutture di connessione che portano avanti insieme la funzione educativa, anche se si pensa che la scuola abbia solo il compito formativo. Invece a scuola si educa. Sempre.
Diceva Paulo Freire “Nessuno educa nessuno… gli uomini si educano insieme con la mediazione del mondo” (Pedagogia degli oppressi, GruppoAbele). Di fatto è così e non si educa a parole, ma a fatti, con le azioni, le relazioni e l’esempio.
Purtroppo negli ultimi decenni tra scuola e famiglia si è acceso un conflitto acuto. Uno scontro duro e violento tra docenti e genitori anche se non mancano situazioni positive e di collaborazione. Le famiglie accusano la scuola di non saper insegnare e insiste sul fatto che, con i suoi troppi compiti, stressa. La scuola sostiene che i genitori si occupano solo dei voti dei figli, non della loro formazione.
A volte il clima è incandescente, non idoneo allo sviluppo ma capace di produrre ovunque malessere che diventa tensione, ansia, rabbia, burnout, o ritiro e depressione. Ognuno ha le sue responsabilità, ma diversi studi indicano che l’alleanza scuola-famiglia fa crescere il livello formativo degli insegnanti, facilita le relazioni tra genitori e docenti, promuove lo sviluppo globale degli studenti e migliora il loro apprendimento. Però è compito della scuola costruire alleanza con la famiglia che può realizzarsi a patto che si sviluppi comunicazione efficace, autenticità delle relazioni, e empatia.
Una ricerca canadese degli anni novanta, decisamente datata ma ancora valida, ha dimostrato che l’alleanza innalza sensibilmente il benessere di tutti, allievi, docenti e genitori.
Per realizzarla penso si debba cominciare dalla condivisione di un programma didattico-educativo e dalla sua presentazione in dettaglio all’inizio di ogni anno. Importante è che ogni scuola presenti il suo sistema di regole in parte coincidenti con quelle della famiglia e in parte diverse, ma dove gli alunni/studenti possano trovare riferimenti precisi che diano senso al loro andare a scuola.
La chiarezza poi dà positività e promuove un dialogo costruttivo. Ma serve anche inventarsi iniziative, momenti di lavoro comune dove i genitori possano confrontarsi tra di loro e con i docenti. Momenti in cui si spieghino i metodi di insegnamento e i criteri di valutazione adottati, dove possano nascere progetti in cui docenti e genitori lavorano insieme, magari anche con associazioni del territorio la cui collaborazione può essere di grande aiuto.
E poi credo sia compito della scuola, con lo psicologo scolastico, promuovere per genitori e docenti laboratori sulla genitorialità e sull’educazione, su internet e i suoi pericoli, ma anche sul come organizzare la giornata dei figli e aiutarli ad avere un metodo si studio e essere autonomi.