Nelle storie aberranti di violenza sessuale cui assistiamo in questa torrida estate tra giovani maschi, anche minorenni, e giovani donne o ragazzine, ti stravolgono diverse cose. Pensi per prima cosa alla cultura della violenza e dello stupro che si è diffusa come un virus tra i nostri adolescenti.
Eppure ci vantiamo di averli fatti crescere con affetto, alimentati con cibi biologici e, al primo sintomo, curati con antibiotici. Forse ci deve essere sfuggito qualcosa, perché la Generazione Alfa sta diventando grande con l’orgoglio della violenza e col piacere del divertimento sadico, senza emozioni e priva di empatia.
Altrimenti non leggeresti nei messaggi di uno dei sette “guerrieri” di Palermo, gli stupratori a turno di una ragazza di 19 anni, che tra il divertito e lo spavaldo, subito dopo la violenza del branco, scrive in siciliano a un amico qualcosa che non ha nulla di demenziale. Tradotto in italiano corrente dice:
“…questa io nemmeno la conoscevo. La presero gli amici miei e andammo tutti a sco…re! Non potevo crederci, compare, in 7 maschi abbiamo fatto un macello, ci siamo divertiti e ti giuro su mio padre che è stato troppo bello e divertente (troppi cianchi)!”
Eccolo qui il maschio che abbiamo fatto crescere per cui oggi ci indigniamo! Ma possiamo indignarci ancora di più se lo stesso “maschio alfa” dalla prigione dice alle sue fans “…ma ragazze come faccio a uscire con tutte, siete troppe”
Allora smettiamola con l’indignazione! Con questa chiediamo solo “l’evirazione” o la “castrazione chimica”. Che è follia o per lo meno ignoranza in quanto illusione che la chimica serva a modificare la libido e il comportamento sessuale. Caso mai è azione provvisoria perché alla sospensione della farmacoterapia la pulsione sessuale si riproduce nella medesima forma.
Non serve la castrazione, serve educazione! Quella che manca fin dalla nascita.
Li facciamo diventare grandi senza prepararli all’adultità e trascuriamo la loro sessualità. Come genitori non sappiamo come la affrontano, quando entrano nelle stanze intime di una pubertà sempre più precoce. Ignoriamo come si avvicinano ad essa e non immaginiamo che oggi basta un click per vedere il sesso in ogni forma. Li crediamo dormienti, gli angioletti, mentre invece nottetempo navigano da soli tra i siti porno, eccitati e sconvolti per le lunghe ore davanti al display, che scoprono una sessualità senza veli, anzi hard e violenta.
Concordo con Dacia Maraini, quando scrive in questi giorni che sui social “i ragazzi imparano il linguaggio dello stupro, della violenza, della pornografia” Ma aggiungo che gli adulti, ovvero tutti noi, non abbiamo imparato la lingua giusta per dire il sesso senza ipocrisia. Non lo facciamo in famiglia, tantomeno a scuola dove a malapena si fa educazione alle emozioni sempre che non prenda troppo spazio alle lezioni. E dove si fa educazione sessuale, la lingua è troglodita se confrontata con quella dei media dominanti.
Allora altro che indignazione! Dovremmo prima vergognarci per ciò che non sappiamo ancora fare se vogliamo davvero affrontare la cultura dello stupro. Vergognarci del nostro aver fallito come adulti, che vuol dire prima del senso di colpa, avere il sentimento che ci serve per passare dall’Io al Noi e aprire alla relazione.
La sessualità prima di tutto è questo, è il piacere della relazione. Solo se ci vergogniamo di non essere capaci di parlare ai figli di sesso prima che ne parlino gli altri, ci possiamo attrezzare e provare a cambiare. Lo chiedevamo anche noi da figli ma ancora non siamo stati capaci di indossare gli abiti propri di chi ha la funzione di educatore e il dovere di educare.