Che la scuola sia il luogo dell’apprendimento non ci sono dubbi, ma che sia anche il posto dove si sperimentano emozioni sentimenti è altrettanto ovvio.
Ora però sappiamo come l’universo delle passioni, ha uno stretto legame con le competenze cognitive. Per la verità è un po’ che gli psicologi lo vanno affermando e per lo meno da quando Daniel Goleman, psicologo clinico americano, non lo ha sostenuto nel 1996 nel suo famoso libro dal titolo “Intelligenza emotiva” (Rizzoli).
Da allora in molte scuole si è cominciato a educare alle emozioni e a fare laboratori per dare spazio a quel continente sommerso che pulsa dentro e che può sembrare distante anni luce dalla ragione, la cui sede è nel cervello limbico. Cervello che condividiamo con i mammiferi e, prima della corteccia, ci fa sentire cosa proviamo e come reagiamo.
Per anni da studente ho vissuto il turbine delle emozioni che non governavo e a scuola, più volte bocciato, mi son sentito dire “Avrebbe le possibilità ma non ha voglia!” oppure “Alla sua età bisogna ragionare e lui non lo fa”. In alternativa “E’ un asino, meglio scegliere altro per lui”. O in sintesi è un “fallito!” cioè uno sconfitto!
Imperava (e forse domina ancora) il saper ragionare e la forza di volontà come capacità apprezzabili. Dove mancava l’una o l’altra la scuola ti liquidava. Ahimè quante volte la sensazione era quella di sentirsi un “idiota”. Ricordo che mai nessuno si domandava “Cosa sta vivendo?” o più ancora “Come stai?” Bastava “Non ha voglia di studiare!”.
Adesso le neuroscienze ci dicono che dalle emozioni e dalla loro gestione dipende il successo o il fallimento a scuola ed è da quel sentire potente dei sentimenti che possiamo percepirci realizzati o meno. Ricordiamoci che le emozioni sono innate e immediate ma anche informazioni che dicono cosa devi fare e come proteggerti. Ad esempio la paura che è un vero e proprio salvavita ti fa reagire: scappi o la affronti.
Mentre i sentimenti li apprendi dalle esperienze e, se le riconosci, puoi sapere come ti comporterai. Per specificare la paura è un’emozione e l’amicizia un sentimento, ovvero metà passione e metà ragionamento.
Gli studi di neuropsicologia che interessano molto anche chi, come me ha una formazione psicoanalitica, ci confermano le ipotesi di un tempo, che il coinvolgimento emotivo ha un ruolo centrale nei processi di apprendimento. Se sono preso dal turbine delle passioni non riesco a studiare. Se non so governare la bufera dei miei stati d’animo, si compromette la capacità di apprendere e rischio fallimenti su fallimenti.
Siamo naturalmente dotati di mappe emotive, dice Galimberti, che però dobbiamo potenziare precocemente per non perdere la loro funzione, diventare analfabeti emotivi e fallire nello studio, nelle relazioni, nella vita quotidiana.
Un plauso quindi, deve andare alla recente legge 2782/2022 che prevede a scuola la sperimentazione per gli allievi tra i 6 e i 16 delle metodologie educative basate sull’intelligenza emotiva. Sta adesso ai dirigenti, agli insegnanti, agli psicologi organizzare progetti strutturati sulla comunicazione emotiva. Mi auguro che non si perda questa opportunità.