Povertà economica e povertà educativa
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Le disuguaglianze

Il 16 febbraio 2021 sul sito di Openpolis, una fondazione nata per la ricerca sociale e per la diffusione di ricerche e sociali, si pubblica una recente ricerca in cui si parla di diseguaglianze di reddito in Italia e povertà educativa.

Nello specifico si evidenzia come a oggi, nel nostro paese, sia presente una forte diseguaglianza di reddito (cioè il divario tra ricchi e poveri e quindi la distribuzione del patrimonio tra individui). A livello europeo siamo purtroppo in testa, posizionandoci al settimo posto (considerando che i primi tre sono Bulgaria, Lituania e Lettonia).Il dato importante è che esiste una correlazione tra questo fenomeno e la povertà educativa o disparità educativa. Chi vive, cioè, in famiglie con poche risorse economiche ha maggiori possibilità di essere compromesso nel suo percorso di crescita.

I due fenomeni: diseguaglianza di reddito e povertà educativa si alimentano a vicenda. Ciò significa che persone con pochi mezzi economici incorrono in poche opportunità educative e quindi hanno maggiori possibilità di rimanere in uno status economico e sociale svantaggiato.Tutti questi dati mi rabbrividiscono perché speravo che nel 2021 tutto questo fosse storia. Importante ricordare che l’Italia è stata tra le prime nazioni a rendere obbligatoria l’istruzione (correva l’anno 1877), proprio perché già a quel tempo si era capito che l’istruzione era un grande strumento di crescita sociale ed economica di una nazione.

Soluzioni complesse a problemi diffusi

Ma come è possibile che ancora oggi assistiamo a questo fenomeno? Un bambino che vive in una famiglia con pochi mezzi di sostentamento dispone anche, molto probabilmente, di genitori con basso livello d’istruzione che faticano a sostenerlo nel suo percorso d’istruzione. Immagino i tanti bambini di genitori non italiani che sono costretti ad arrangiarsi nell’esecuzione dei compiti scolastici.I genitori conoscendo poco e male la lingua non possono apportare un loro contributo. Oppure sono impegnati in attività lavorative e, di conseguenza, questi bambini sono lasciati in carico a fratelli maggiori (di pochi anni) o altre forme.In una famiglia con poche disponibilità economiche è difficile pensare che si comprino libri, si scelgano programmi televisivi d’istruzione etc. Si pensa a sopravvivere e a “tirare avanti”.

Quando poi questi bambini diventano ragazzi, la scelta della scuola superiore sarà spesso dettata dalla durata e dalla possibilità di trovare quanto prima un lavoro, perché serve un reddito aggiuntivo per la famiglia.Così facendo però queste disparità rimarranno e forse, spero di no, aumenteranno nel tempo. Con il conseguente rischio di creare le condizioni per una vera e propria “bomba sociale”. La storia insegna che quando il popolo ha fame si scende in piazza e si tagliano un po di teste.

Cosa fare? A mio avviso ci possono essere più soluzioni, anche perché di fronte a un problema complesso servono soluzioni complesse. Innanzi tutto costruire un’offerta scolastica un po diversa, in cui i bambini esauriscano il 100% del loro percorso all’interno della scuola. Parlo di una didattica e un’organizzazione che preveda di realizzare tutte le attività, comprese soprattutto l’attività di esercitazione individuale (i famosi compiti domestici) all’interno della scuola, cosìda essere supportati da personale qualificato (siano essi insegnanti o educatori ad hoc). Il momento dell’esecuzione di attivitàindividuali è sicuramente importante, ma nella misura si possa realizzare al meglio, altrimenti qui si consuma quel gap di cui parlavamo. 

Superare le disuguaglianze

Poi si dovrebbero veramente sviluppare forme di micro – credito, sia esso erogato da enti pubblici o privati, mirati a sostenere le reali spese di uno studente. Dico reali perché se è vero che già esistono fondi per gli studenti universitari con basso reddito che azzerano le tasse universitarie e danno dei contributi, a volte non riescono a coprire del tutto le spese reali che una famiglia sostiene per l’istruzione. Inoltre, poco o nulla c’è per la scuola superiore. Indubbiamente tutte queste forme devono essere legate alla frequenza e ai risultati.

Esiste anche il tema dei territori, cioè del fatto che in alcuni territori l’offerta formativa è molto diversa da altri. Chi vive nei grandi aggregati urbani dispone di maggiori offerte di scuole (per tipologia e qualità) di chi vive in zone rurali. Anche qui incentivare la mobilità con servizi di ospitalità di qualità e a basso costo potrebbe aiutare i giovani (penso soprattutto ai ragazzi delle scuole superiori) a poter accedere a più opportunità.

Sicuramente ci sono altre dieci o cento possibili soluzioni, io mi fermo qui perché non è questo lo scopo di questo articolo. Voglio solo ribadire che per me è scandaloso nel 2021 ancora parlare di diseguaglianza economica e povertà educativa, in un paese che si fregia di essere all’interno dei G7 e quindi tra i “potenti del mondo”.

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