Santina Portelli una volta mi raccontò: “Tempo fa un amico mi ha chiesto come io vivo l’arte, dove la trovo e in che cosa. Negli anni ho osservato che alcune persone sentono prima di altre cosa c’è nell’aria. Intendo dire l’esigenza dello spirito, individuale e collettivo, l’origine propulsiva di un cambiamento, la nascita di un futuro che è già presente, ma che purtroppo la maggior parte non avverte. Io non penso la vita, l’amo, la vivo, le vado incontro e mi lascio prendere. “
A giugno il direttore Guido Folco del Museo MIIT a Torino, propose una mostra collettiva dal titolo ““Dreams… a new future” ovvero… “Sogni…un nuovo futuro”.
Ricordai le parole di Santina Portelli e come un flash mi venne in mente una sua opera a carboncino dal titolo “Conflitti”. Ai tempi non si presagivano ancora le attuali atmosfere “di guerra”, ma ora ricordando le sue parole e rivedendo l’opera, ritrovo questo significato quasi profetico.
Le due figure del carboncino originale vanno verso il fumo che esce dalle case, forse il fuoco delle bombe? Le persone potrebbero essere fratelli, sorelle, amici o altro, sembrano procedere senza paura quasi con leggerezza, stando vicine a proteggersi, come persone abituate da anni a convivere nei conflitti.
Ne parlai con Gianni Este, nostro amico, fotografo e appassionato di fotomontaggi, e al posto di quelle piccole figure, ci vedemmo Tina che, come al solito affrontava la vita e quindi anche la guerra con la sua follia e la sua arte.
Interpretando la sua magia poetica, le abbiamo messo alla schiena, dentro la sacca della carrozzina, una tela da lei dipinta: un girasole dal titolo “Esserci…”.
Quando lo dipinse mi disse “Molti dicono che i girasoli di un campo vanno tutti verso il sole, io credo siano disattenti, c’è sempre un girasole o due o tre controcorrente, anarchico che decide lui dove andare”, lo intitolò “Esserci”.
La magia poetica di Tina si mescola alla profezia della pittura, spinge i girasoli a non girarsi tutti verso il sole, la vendetta e la passione per la guerra, ma cerca altre strade meno consuete ovvero suggerisce
“Tina va alla guerra con il suo Girasole”.
In seguito mi vennero incontro altre spiegazioni storiche, quasi a voler frenare interpretazioni azzardate, ad esempio il pittore Bernasconi, al quale feci vedere l’immagine del fotomontaggio, esclamò “strana la scelta di questo fiore!”
E mi informò che il girasole si lega al paese ucraino, “come chiesi?”.
Nel 1932 Nikolaj Ivanovič Vavilov, di ritorno dagli Stati Uniti, portò in Russia dei semi di girasole americani, ibridandoli con quelli locali, ottenne una nuova varietà che fu riportata in America nel 1972, dove è tuttora molto diffusa.
Nel 1996, per celebrare gli accordi sul disarmo, Stati Uniti, Ucraina e Russia piantarono semi di girasole, pianta simbolo di pace nei Paesi dell’ex blocco sovietico.
Il girasole, nel linguaggio dei fiori, è associato alla vitalità, all’allegria ma anche all’orgoglio, tratto davvero distintivo della risposta ucraina alle catastrofiche avversità che fronteggiarono. Soprattutto è il simbolo dell’indipendenza del Paese dalla Russia avvenuta nel 1991 e che come ogni anno si celebra il 24 agosto.La magia poetica di Santina andata a colorare il cielo nel 2022 attraverso i suoi quadri mi hanno ispirato e assieme a Gianni Este abbiamo realizzato questo fotomontaggio, incorniciato da Giuseppe Barbagallo anch’egli amico e corniciaio da più di 20 anni dell’artista.
La pittura profetica dell’artista ci ha spinto a trovare una strada per la pace attraverso la sua vita e la sua arte e a realizzare un’opera nuova.
Opera importante al centro del Museo, spero piaccia anche a voi…Prestate attenzione agli artisti sono molto nella storia, comunicano un… nuovo futuro.