Trasgressione. A che serve quella dei nostri maturandi?
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La prima cosa che ho pensato alla notizia dei maturandi che rifiutano l’esame orale è stato: “Finalmente un po’ di trasgressività giovanile”!

Perché di trasgressione in adolescenza ne è rimasta poca. E non perché i giovani siano diventati tutti obbedienti, ma perché le regole oggi sono poche e confuse e i limiti labili o assenti del tutto. Quasi impossibile allora trasgredire, ovvero uscire dai confini se questi mancano.

La parola “trasgressione” in effetti vuol dire “andare oltre il limite”, che in adolescenza è azione fisiologica necessaria per esplorare il mondo, mettersi alla prova e verificare la tenuta dei modelli di riferimento, ma anche provare il proprio pensiero critico. E’ sfida, mai peccato o colpa.

Gesto sicuramente provocatorio e rumoroso, come tutta l’adolescenza, spesso un agire che infastidisce gli adulti, senza sapere che trasgredire è un tentativo prezioso per superare un blocco della vitalità e del desiderio evaporato d’un colpo all’uscita dall’infanzia nella paura di vivere.

Sovente è aggressività necessaria per crescere, come diceva un grande psicoanalista come Donald Winnicott (Dal luogo delle origini, Cortina)

La trasgressività, viceversa, è un invito per gli adulti a riflettere su quello che significa quel gesto di rifiuto, soprattutto se aggressivo o tagliente. Invece la Comunità educante, non di rado latitante ma sovente punitiva, vorrebbe che gli adolescenti fossero soldatini obbedienti, osservanti e remissivi, pronti a dimenticare la protesta se intimoriti dalla promessa di una bocciatura in un prossimo anno scolastico.

Dovremmo invece ricordarci il Don Milani educatore che diceva “L’obbedienza non è più una virtù” un libro famoso a proposito di una trasgressione importante avviata negli anni ’60, l’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia. Fu una pubblicazione con la partecipazione dei ragazzi della sua Scuola di Barbiana, che aprì il grande dibattito sull’obiezione di coscienza e portò l’Italia alla promulgazione della legge n. 772 del 1972 istitutiva del Servizio civile che all’inizio mantenne un aspetto punitivo di cui fui personalmente testimone: 24 mesi di servizio civile, il doppio di quello della leva.

Ma tornando alla trasgressione in adolescenza, non santificheremo di certo questi protagonisti, ma ricordiamoci che l’inosservanza delle regole non è immorale, ma comportamento lecito per la costruzione dell’autonomia e della propria libertà personale. Se non ci fosse, tutto lo sviluppo sarebbe piatto e la crescita inesistente.

Il trasgredire serve poi a richiamare l’attenzione degli educatori degli adolescenti prima del dover scendere in campo per le loro sfide eccessive o i gesti autolesionistici e i pensieri autodistruttivi.

La trasgressione di questi nostri studenti, è oggi anche una denuncia che, come consulente scolastico, ho raccolto più volte e relativo a un sistema formativo iper-centrato sulla competizione che mette gli uni contro gli altri, quando invece c’è bisogno di educare alla cooperazione. E poi ci dice della necessità di essere ascoltati perché, è vero, si cresce solo se questo accade!

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