Vivere bene, o almeno meglio, in famiglia
Share :

I bisogni dei nostri figli

Noi non insegniamo passioni: è la nostra passione che può aiutare bambini e bambine a scoprire le proprie passioni e i propri talenti. La passione che avvertiamo negli altri è beneficamente contagiosa. Sappiamo bene che ai sogni e alle fantasie dovrebbero seguire i programmi e i fatti. Ai genitori e in generale a tutti gli adulti va ricordato che nessuno perdona chi ci ha fatto sognare, ci ha illuso e poi ci ha deluso, lasciandoci con i nostri sogni infranti. Resta però il fatto che essere nei sogni di qualcuno, far parte di un progetto, è un potente motore per la crescita, per realizzare appieno il nostro potenziale di sviluppo.

Anche noi genitori, come i bambini e i ragazzi, abbiamo bisogno per vivere di sogni, di ideali, di avventura, di rischio, per misurarci con noi stessi e cercare di passare in questo mondo lasciando un segno di fertilità, di trasformazione.

I bambini e le bambine non hanno bisogno di un adulto qualsiasi, ma di esempi di coraggio, indipendenza, onestà, fantasia.

Utopia? Sì, perché l’utopia può essere la comune giovinezza di adulti e bambini, come ricordava molti anni fa Norberto Bobbio.

La forte carica utopica, la passione, che ci anima è visibile quando pensiamo, progettiamo e agiamo malgrado la realtà presente e contro le evidenze che spesso non sono incoraggianti.

La vita inizia con una promessa che il piccolo essere vivente raccoglie con fiducia. Il bambino si aspetta, per così dire, la nostra collaborazione per crescere e trovare il suo posto nel mondo, la nostra dedizione, tempo, cura, guida, educazione all’autonomia e all’indipendenza, in un clima di armonia, per quanto questo è umanamente possibile. Se questa promessa non è mantenuta, l’organismo perde energia, si lascia morire o si ribella o si umilia nell’accattonaggio degli affetti.

Che fare per mantenere questa promessa? Spesso sentiamo rispondere: “Basta l’amore”. Sembrerebbe un’auspicabile risposta semplice, ma invece è tutt’altro che soddisfacente perché “amore” è una di quelle parole tanto usate da diventare abusate e logore fino a perdere di significato.

Due genitori che, in guerra tra loro, non si risparmiano colpi bassi della peggior specie, affermano quasi sempre con convinzione di amare profondamente i propri figli. Ma l’amore, in ogni sua accezione, mira, nei limiti del possibile, al bene della persona amata.

Proviamo a dare un contenuto alla parola “amore” in modo da non usarla a sproposito.

Alla base dello sviluppo infantile e a garanzia di un buon sviluppo cognitivo, affettivo, sociale e morale di bambini e bambine, sono individuabili tre aspetti che vanno tutti soddisfatti:

1. accoglienza, accettazione, contenimento, vicinanza, ascolto; 2.      cura, accudimento, istruzione, guida;

3. introduzione al mondo, promozione delle capacità, dell’autonomia e dell’indipendenza, soprattutto attraverso l’esempio adulto.

Ciascuno di questi momenti è preparatorio all’altro e tutti sono interdipendenti, nel senso che, ad esempio, non si ha buona cura senza accoglimento e non si promuovono efficacemente le capacità di alcuno, se non lo si accetta, accoglie e cura. Possiamo chiamare “amore” il rispetto di tutti e tre questi fondamenti dello sviluppo infantile. Quando queste fasi, in larga misura sovrapposte le une alle altre, non sono rispettate, si ha la negazione stessa dell’amore, la sfiducia, il disinteresse, l’abbandono, l’indifferenza.

Non il conflitto – normale in ogni convivenza tra persone diverse per età sesso, storia personale e tanto altro ancora –  ma la guerra tra genitori minaccia la realizzazione dell’amore per i figli.

 

I conflitti possono servire

I conflitti aiutano a crescere se si vive con adulti che ti insegnano a non averne paura e a comporli con efficacia e pazienza nel comune interesse. Nel conflitto, l’altro o l’altra è un provvisorio avversario con cui si discute anche in modo acceso ma sempre in un clima di collaborazione, nella convinzione di far parte, entrambi, di un’impresa comune.

Botero – Massacre On The Best Corner

Quando invece il conflitto è esasperato, prolungato e irrigidito, si trasforma in guerra distruttiva, muro contro muro, l’altro o l’altra diviene nemico, e l’ostilità può spingerci ad andare contro gli interessi nostri e perfino di coloro che più amiamo.

La famiglia, qualunque forma di famiglia e anche la mancanza stessa di una famiglia, è decisiva nella scrittura dei primi capitoli della nostra storia, ma la sua influenza si fa sentire anche nei capitoli successivi. Con i capitoli iniziali dovremo fare sempre i conti anche se, come spesso accade, le nostre vicende hanno preso una direzione diversa o addirittura opposta a quella verso la quale sembravamo avviati nei primi anni.

Bisognerebbe rileggere i grandi maestri, conoscitori e amici dell’infanzia, per capire per quale motivo i genitori sono e saranno necessari e perché lo siano insieme, in collaborazione tra loro.

Sappiamo che questa ideale famiglia fondata sul rispetto e sulla cooperazione reciproca trova molti ostacoli a realizzarsi, non sempre imputabili ai genitori, ma questo non deve impedirci di prendere atto del fatto che di questa famiglia i nostri figli hanno bisogno, a questa famiglia che resta tale agli occhi dei figli anche dopo l’eventuale separazione dei genitori, dovremmo tendere.

Se le circostanze della vita ne impediscono la realizzazione, le soluzioni alternative devono mirare ad assicurare a bambini e ragazzi, per quanto possibile, un ambiente che non manchi delle caratteristiche fondamentali di una ‘famiglia sufficientemente buona’: amore (come sopra descritto), collaborazione, rispetto, attenzione per tutti i suoi membri e un’organizzazione sociale che tuteli e sostenga le madri e i padri e li aiuti ad essere vicini ai figli sempre. Non sempre si può vivere bene in famiglia ma di certo si può vivere meglio se torniamo ai ‘fondamentali’ sopra ricordati.

 

[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row]

Share :