Elogio della resistenza
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La parola “resistenza” porta con sé il concetto di “stare” e, con il rafforzativo “ri” allude alla forza che serve per opporsi, anche con ostinazione, a tutto ciò che può travolgere.

È un avere argini capaci di farci reggere le esondazioni ma anche di canalizzare la massa di acqua che in certi momenti ci può invadere. Se vogliamo è lo strumento che ci permette di restare ancorati al terreno e alla realtà, come un albero che ha le sue radici.

Quelle che permettono alle querce di sviluppare un tronco possente e una chioma ricca ed estesa ma anche che servono nella maggior parte dei casi per non essere divelte dagli uragani.

L’immagine di un giunco, viceversa esile, che si piega e “accetta” la forza del vento senza farsi sconfiggere, può essere la metafora che attiene alla parola “resilienza” così usata ai nostri giorni e forse un po’ di moda.

Tuttavia “Resistenza” e “resilienza” che ci appaiono sinonimi, non lo sono. E nemmeno intercambiabili, caso mai successivi. In una ipotetica traiettoria fisica o temporale, la resilienza può venire dopo, nel senso che rappresenta il concetto fondamentale del processo di trasformazione e promuove l’ adattamento.

Prima, però, viene la resistenza, cioè la forza e l’abilità nel fronteggiare lo stress che permette di rispondere agli eventi problematici dell’esistenza.

In fondo è una grande e fondamentale risorsa psicologica, che gli inglesi chiamano “hardiness” intendendola come coinvolgimento affettivo, emozionale e relazionale nei vari aspetti della vita e fiducia in se stessi, nelle individuali capacità di poter influenzare i risultati, ma anche fonte preziosa di insegnamento derivante dalle esperienze positive e negative.

La “resistenza” va educata e va allenata. Resistere non può essere un generico atto di speranza, ma “un agire nel presente, un perseguire i propri scopi e tener fede ai propositi” (Dizionario Treccani).

Abbiamo tutti bisogno di aumentare la forza emotiva che serve per sostenerci nelle avversità quotidiane e aiuta a superare piccoli e grandi ostacoli. In campo educativo, chi ha queste funzioni, ha abbia il dovere di permettere ai bambini e agli adolescenti le cadute e gli inciampi.

Per ciascuno di noi “resistere” non significa rimanere ad aspettare che la tensione passi o che la tempesta si dissolva. Vuol dire reagire alla sconfitta e al dolore, accettare la sfida pur conoscendo i propri limiti. La resistenza è tenacia, cioè costanza e passione che dura.

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