Nel momento particolare che stiamo vivendo, in cui le scelte della politica ci mettono di fronte a scenari e prospettive che aggiungono preoccupazioni a quelle già esistenti, c’è un fiorire continuo di emozioni come la paura e la rabbia a cui si aggiungono altri stati d’animo come “vergogna” e “indignazione”.
Penso allora che la riflessione di oggi debba portarci a comprendere meglio cosa siano le emozioni e in cosa si differenziano dai sentimenti.
Le emozioni sono reazioni immediate, che “raccontano” con il linguaggio del corpo, ciò che accade dentro di noi. Hanno un «tono» elevato e un «colore» acceso, ma non sono espressione dei nostri pensieri in quanto esse si elaborano nell’area limbica che è una parte primitiva del cervello, al di sotto della corteccia. Così ogni reazione emotiva è una “risposta” fisiologica, molto simile per tutti i mammiferi, che serve da segnale di allarme.
Disponiamo di emozioni primarie fin dalla nascita come paura, rabbia, tristezza, gioia e disgusto, a cui si aggiungono via via altre più complesse che andremo a sviluppare con il tempo durante la crescita.
Significa che ciascuno di noi, nel suo percorso evolutivo, ad esempio prima prova la paura e dopo la vergogna, prima la rabbia e poi l’indignazione. La paura è esplosiva come la rabbia ma entrambe queste emozioni hanno vita breve, si esauriscono in fretta e richiedono una soluzione immediata.
La vergogna e l’indignazione invece sono un “sentire” più complesso, stati d’animo arricchiti da pensieri e valutazioni razionali che servono per dare significato agli accadimenti e permettono di organizzare nel tempo risposte e comportamenti più articolati e adatti a fronteggiare il disagio e il pericolo.
Sono emozioni che hanno la struttura del sentimento in quanto tendono a perdurare nel tempo e si formano in aree della corteccia come i lobi frontali. Ma quello che ci interessa sapere è che tutte le emozioni vanno considerate come il linguaggio arcaico e preverbale del corpo, quello che noi usiamo prima ancora di saper parlare e che manteniamo per tutto il resto della vita.
Da piccoli, di fronte alla paura o alla gioia, quando proviamo tristezza o rabbia, anche se non sappiamo parlare, siamo in grado di comunicare con estrema chiarezza ciò che proviamo. Lo facciamo dire al corpo, lo esprimiamo con il viso e lo evidenziamo con la mimica, lo sguardo e altro ancora.
Possiamo piangere o ridere, provare rabbia o tenerezza, annoiarci o divertirci e mille altre cose ma ciò che scatena la risposta emotiva, anche se non sempre identificabile, è di solito collegato ai nostri bisogni primari quali il mangiare, il dormire o la sicurezza che vengono messi in discussione.
L’amore che è un sentimento più che un’emozione, si può provare insieme alla gioia e alla tenerezza, ci può far percepire commozione oppure, se siamo alla fine di un rapporto, possiamo provare rabbia, collera o pianto. Questo per dire che sentimento ed emozione sono contigui, vicini di casa senza un confine preciso né una frontiera che li separi. Entrambi però servono per affrontare la realtà soprattutto se all’emozione esplosiva come la paura o la rabbia, siamo in grado di far seguire i sentimenti più articolati come la vergogna e l’indignazione che ci possono aiutare a trovare risposte risolutive nel lungo periodo.