Quando i legami possono far male
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I legami tra genitori e figli sono fili sottili che alimentano i rapporti o che li rendono soffocanti

C’è in fondo un doppio significato nella parola legame: uno buono e costruttivo che permette lo sviluppo e la crescita, l’altro negativo e terribile che appunto lega o imprigiona.

Quando prevale questo secondo aspetto è giusto parlare di condizionamenti e manipolazioni che  impediscono l’autonomia e non fanno “volare”.

Catene
Catene

Per lungo tempo i figli possono non essere consapevoli delle manovre manipolatorie dei loro genitori e, solo quando con l’adolescenza fanno le prime prove di volo, lo strappo è faticoso, alle volte impossibile.
E’ allora che lo scontro diventa feroce perchè un ragazzo o una ragazza fanno di tutto per liberarsi, ma solo apparentemente ci riescono.

Dalla tela i giovani spesso fanno fatica ad uscire e oggi per lo più essi si adagiano in quella rete solo apparentemente comoda. Altri invece sanguinanti, finiscono in altre trappole e rischiano di rimanere a lungo prigionieri.
Vien da chiedersi allora quali sono quei fili sottili e stritolanti che un genitore, anche inconsapevolmente, può tessere attorno ad un figlio.

Proverò ad elencarne alcuni.

1. Far pesare ai figli quell che si è fatto per loro.
Non è infrequente che un genitore pensi: “Dopo tutto quello che ho fatto per te, questo è il ringraziamento…”.
E’ la situazione classica di chi inserisce nel legame il sentimento di colpa perchè il proprio figlio si debba sentire eternamente in debito per quello che gli è stato dato e rinunci ad allontanarsi.
Potrà andarsene creandosi altri legami, e in molti casi lo fa con una incredibile lacerazione, ma in profonidtà resterà sempre avvinghiato a quel genitore e faticherà non poco a costruire rapporti soddisfacenti e sereni con un partner.

2. Esagerare i pericoli della vita.
E’ un altro modo sottile per impedire che i figli si stacchino e diventino autonomi mettendosi alla prova.
E’ il caso del genitore che dipinge la realtà sempre più terribile di quello che è. Fin da piccolo al bambino viene presentato il mondo come un covo di lupi e di profittatori.
Dietro le parole “Stai attento a fidarti degli altri!” c’è di solito un desiderio assoluto di possesso e una profonda gelosia che incatena.

3. Far pesare ai figli i propri problemi.
E’ un altro filo invisibile e in qualche caso perverso che si insinua nel rapporto quando un genitore carica sulle spalle del proprio figlio il compito di accuparsi per sempre delle sue difficoltà e del suo malessere.
Appartengono a questa categoria quei genitori che esplicitamente o implicitamente chiedono ai figli di essere accuditi e consolati in nome di quell’amore che loro hanno profuso.
In qualche caso anche la malattia fisica è uno strumento per mantenere legati a sè i propri figli che vivranno ogni allontanamento con un forte sentimento di colpa.

4. Fare la vittima.
E’ un versante di manipolazione molto vicino a quello precedente.
Il genitore che fa la vittima con il proprio figlio utilizza un’arma sottile ma di sicuro effetto.
Frasi come:  “Se fosse per te potrei anche morire” oppure “Io non conto niente” sono espressioni cariche di una potenza aggressiva che colpiscono al cuore il figlio o la figlia e se protratte nel tempo incastrano e bloccano l’energia perchè, in questo caso il genitore sottilmente fa prevalere i propri bisogni al bene reale del proprio figlio.

Giuseppe Maiolo

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