Andar per mare o per monti, fare un viaggio o cercare nella quiete della campagna?
Modi diversi di fare vacanza, cioè sostare e riposare.
L’etimologia della parola vacanza allude alla vacatio termine latino che indica qualcosa che manca ovvero il lavoro, le fatiche e le preoccupazioni di sempre, gli impegni e le tensioni della quotidianità.
Ma quali sono i motivi che ci spingono a scegliere un luogo piuttosto che un altro? Per quali ragioni si preferisce la frenesia di una spiaggia brulicante di gente al silenzio di un bosco in una valle sperduta in montagna?
L’industria del turismo che negli ultimi decenni è andata sviluppandosi ci offre opportunità di scelta sempre più allettanti.
Tuttavia per una certa parte questa scelta è influenzata pure dalla nostra personalità e dal nostro stato psicologico che, peraltro, condiziona la percezione e l’uso del nostro tempo libero.
Prendiamo la montagna. Va da sé che essa rappresenti un po’ per tutti il posto dove ci si può rilassare, dove è più facile trovare tranquillità e calma passeggiando senza fretta all’ombra fresca di un bosco.
Ma è anche l’ambiente adatto per chi vuole impegnarsi fisicamente, per quelli che vogliono mettere alla prova se stessi, la propria resistenza, il proprio coraggio.
Sul piano psicologico gli amanti della montagna solitamente sono più solitari, desiderosi di quiete e di silenzio.
Forse tendono ad essere introversi, centrati sulla dimensione interna dell’esistenza, riflessivi, osservatori attenti di quello che accade attorno, ma, romantici e a volte portati alla contemplazione, possono avere un carattere tenace e paziente, essere tendenzialmente tradizionalisti o anche rigorosi e perfezionisti.
Quelli invece che scelgono il mare, gli amanti della spiaggia e delle lunghe esposizioni al sole con i riti delle creme e il pallino dell’abbronzatura, hanno di solito un temperamento più estroverso e dinamico.
Proiettati verso l’esteriorità, il contatto con gli altri e la dimensione relazionale amano le situazioni stimolanti. Ricercano le novità e le diversità, sono esuberanti, impulsivi e tendenzialmente proiettati verso la dimensione della trasgressività.
Sul piano simbolico la scelta del mare può rappresentare il versante del piacere e dei bisogni da soddisfare, il luogo dove le emozioni e le pulsioni possono esprimersi più liberamente ed essere accettate con facilità.
In una parola potremmo dire che è lo spazio del materno dove prevale il senso del ricevere.
Al mare ci si abbandona al sole, all’acqua, al cibo e ai divertimenti.
Si gode il corpo nella sua nudità, il contatto fisico con gli altri, il godimento del massaggiare ed essere massaggiati.
Viceversa la montagna appare come una scelta più connotata di simbologia paterna.
In montagna si agisce, si fatica, si scoprono percorsi nuovi e si riattiva l’archetipo dell’esploratore che è dentro di noi.
Il riposo è più una conquista che un dono. Non ci si abbandona ma si fa prevalere l’attenzione vigile, la tenacia, l’impegno.
L’andar per monti richiama il dover riflettere prima di agire, il controllo emotivo, la lucidità mentale.
La soddisfazione è data dal raggiungimento della meta e dallo sforzo che abbiamo fatto.
La vetta conquistata dopo ore di cammino, ripaga le fatiche perché consente di vedere da un altro livello il percorso che abbiamo compiuto.
E questo attiene al codice paterno, cioè alla sua funzione simbolica con cui siamo invitati a confrontarci. Il confronto può essere duro, impegnativo ma la ricompensa ci giunge quando , da soli, in tutta autonomia, e con le nostre forze raggiungiamo il traguardo, il culmine, la vetta agognata.
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