Nuove violenze sulle donne.
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La violenza sulle donne, di cui si parla in questi giorni di novembre, non diminuisce. Cresce invece e si trasforma, oppure si sposta dalla realtà al web e viceversa. Poi si camuffa quel tanto che serve perché si finisca un po’ tutti per sottovalutare la portata di parole e gesti che sono e rimangono offensivi e violenti. Il fenomeno si chiama “normalizzazione” della violenza e ti porta a percepirla di meno perché ti abitui. O peggio ancora, ti confonde la prospettiva, come fa un recente editoriale di Vittorio Feltri, che ti porta a pensare la vittima come “ingenua”, alla fine colpevole di non aver riconosciuto il pericolo del suo abusante. Che poi è una variante di quel “se l’è cercata” che non scompare.

Ora la tecnologia digitale sta facendo prevalere l’idea che in Internet tutto sia possibile e ogni forma di offesa sia per scherzo. Adulti e giovani, ma anche i ragazzini, sui social si permettono di insultare e prendere in giro, esprimere parole di odio e calunnie, o per “divertimento” diffondere foto e video irrispettosi e offensivi.
Il sexting, è uno di questi giochi perversi, che secondo alcune ricerche è praticato da un adolescente su 10. Un’abitudine che inizia sempre prima e dove maschi e femmine, anche al di sotto degli 11 anni, si riprendono con selfie in pose intime per stupire gli amici o esplorare la propria identità. Alcuni diffondono materiale volto a danneggiare le persone riprese e quasi sempre senza una chiara coscienza di ciò che fanno. Sovente le ragazzine che mandano ad amici una propria foto intima non sanno che può facilmente fare il giro della rete e alimentare il traffico della pedopornografia. Non sono consapevoli che questa pratica facilita l’adescamento dei pedofili online. Sottovalutano questi rischi perché c’è l’abitudine a postare tutto in quanto lo vedono fare sempre da mamme e papà, zie e nonni, che mettono in rete ogni posa dei loro “cuccioli”!

Così gli adescamenti si fanno più subdoli e violenti. C’è ad esempio il Pull a pig game, un altro “gioco” inaccettabile e malvagio che si prefigge di “imbrogliare il maiale”, dove per maiale si intende una ragazza piuttosto in carne, solitamente non attraente, da adescare per burla. L’inganno è un corteggiamento falso e persecutorio. Un’umiliante cattiveria che si svela quando il bullo di turno ammette di aver presa in giro sul web e illusa la sua vittima designata. Più di tutto poi, è il finale è devastante che sconvolge quando, nell’incontro reale la ragazza si trova a dover subire la violenza sessuale del maschio o lo stupro del branco.

Per non dire poi di un’altra nuova forma di inaccettabile violenza cresciuta in questi ultimi anni e chiamata Revenge porn. Vendetta pornografica. L’ultimo episodio, accaduto alcuni giorni fa a Torino, ha visto una maestra della Scuola dell’infanzia costretta a dimettersi dal lavoro per la diffusione da parte dell’ex fidanzato di video e foto riguardanti la loro vita intima. Una pratica umiliante e perversa che ogni volta distrugge la reputazione e offende la dignità della donna. Messo in scena come un “gioco eccitante” fatto con leggerezza da adulti e giovani, rivela quanto ancora i maschi non sappiano gestire i propri sentimenti e facciano fatica ad accettare la conclusione di una storia. Le cronache spesso segnalano epiloghi drammatici alla vendetta pornografica

Per arginare queste nuove forme di violenza sulle donne, non serve incolpare la tecnologia e possono servire parzialmente le recenti norme che puniscono reati come quello della “diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite”. Quel che più conta è la prevenzione poter attivare azioni educative efficaci e precoci, comportamenti esemplari in rete e non solo parole da parte di adulti competenti e responsabili, capaci di educare fin da piccoli bambini e giovani alla sessualità, alla gestione delle emozioni e al rispetto di se stessi e degli altri.

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