L´inizio della scuola primaria per un bambino è un momento particolare e delicato. Indica un cambiamento, una trasformazione, ovvero il passaggio dalla prima alla seconda infanzia. Verso i sei anni ogni bambino è pronto a confrontarsi con nuove regole di vita, nuovi ritmi e interagire con persone differenti dai genitori. E´ in grado di cominciare il percorso dell´apprendimento, della crescita culturale e impadronirsi gradualmente di tutti quegli strumenti utili a comprendere la realtà che lo circonda.
Inizia in questa epoca una fase evolutiva chiamata di latenza che ha un grande valore nella storia di ogni individuo.Superate le turbolenze più o meno evidenti del periodo precedente, il bambino deve allargare il suo campo di esperienze, volgere altrove il suo sguardo, oltre la famiglia, nella società.
E´ ormai capace di stabilire rapporti più evoluti con i coetanei e più articolati con i nuovi insegnanti che incontra. Essi divengono per lui nuovi modelli di riferimento, nuove fonti di conoscenza. Non senza timore però egli ne è attratto. Li vede come degli altri genitori, ma dovrà piano piano imparare a conoscerli e accettarne il loro ruolo e la loro funzione. L´incontro con l´ambiente della scuola, con le nuove strutture, con i tempi di lavoro e di studio che sono diversi ormai da quelli della scuola materna, non è comunque facile.
Il bambino ha bisogno di essere aiutato ad affrontare i momenti che generano ansia o possono intimorirlo. Quanto più i genitori mostrano di avere fiducia in lui e nelle sue capacità di affrontare questo passaggio, tanto più egli sarà in grado di fidarsi del nuovo mondo che incontra, sentirsi a proprio agio con gli altri e impegnare le proprie energie nell´apprendimento.
È buona abitudine non farlo andare a letto tardi la sera consentendo oltre misura la televisione o accettando che, dopo cena, egli debba ancora finire i compiti. Non è infrequente vedere al mattino, sui banchi di scuola, dei bambini assonnati e incapaci di concentrarsi. Essi sono in grado di reggere i tempi di lavoro e di studio solo se vengono rispettate le esigenze fisologiche dell’organismo.
Ad un genitore così spetta il compito di organizzare il tempo del bambino in quanto egli da solo non ne è ancora capace.
Giuliana Beghini Franchini
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