Senza i compagni non imparo niente. DAD e la cultura del confronto
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“Senza i miei compagni non imparo niente..non c’è conoscenza!” Questa frase ci è stata detta da un ragazzo di una terza, nella  secondaria di primo grado a Ponte Arche.

Settembre 2020. Ero lì con Franca per un intervento sulla cittadinanza attiva o per meglio dire, sull’educazione civica come specificato dai programmi ministeriali. La scuola aveva richiesto all’associazione Sulleregole e a Franca che ne è la vicepresidente, un percorso rivolto agli alunni. In due giorni abbiamo conosciuto e coinvolto dieci classi dell’Istituto comprensivo delle valli Giudicarie Esteriori. Sei terze e quattro seconde.

Eravamo ospiti di un comodo spazio all’aperto, un anfiteatro coperto da un telo plastificato, che ci permetteva di parlare con i ragazzi in perfetta sicurezza. In presenza dunque, anche se non nella cornice scolastica di un’aula magna. Qui abbiamo iniziato chiedendo cosa fosse stata per loro l’esperienza della didattica a distanza ed è allora che  la suddetta frase “Senza i miei compagni non imparo niente ..” è stata pronunciata. A mio parere la sintesi perfetta di un pensiero che penso sia assolutamente condivisibile.

La D.A.D ha sicuramente  svolto e svolge tutt’ora, una grande funzione.Ha dato la possibilità a migliaia di alunni ed ai loro insegnanti di proseguire un percorso che si sarebbe interrotto per la pandemia e avrebbe generato una distanza ancora maggiore. Ho visto molti colleghi, forse perché un po’.. datati, che hanno imparato a comunicare attraverso il computer pur non credendo nel mezzo. Si sono impegnati moltissimo e posso assicurare, perché in parte l’ho provato sulla mia pelle, che è stato molto frustrante e sfinente cercare di coinvolgere tutti gli alunni in un percorso di apprendimento così poco coinvolgente.Hanno superato ogni ostacolo posto da cadute di connessioni e programmi digitali, da alunni distratti e poco motivati, e ci sono riusciti.

Non dico tutti, ma la maggior parte sì!

Una strada da percorrere anche in futuro per far sì che la scuola possa usufruire di tecniche digitali legate all’approfondimento, come la capacità da parte degli alunni di fare ricerca e creare percorsi in autonomia, ma non può sostituire secondo me, in alcun modo, la presenza quotidiana di compagni e insegnanti. Senza questo contatto non “..c’è conoscenza!” cioè non si impara niente, o molto poco. Il contatto con gli altri  permette di  conquistare ogni giorno il sapere.Con gli altri imparo perché mi ci confronto. Con gli altri imparo perché mi aiutano in un percorso di scambio continuo; a volte anche difficile e doloroso ma sicuramente più vero e di crescita. Penso che una gran parte dello stare a scuola acquisti significato proprio nei rapporti interpersonali cioè la capacità e la voglia di giocarsi nelle relazioni.

E se questo è vero per gli alunni, lo è ancora di più  per gli insegnanti. Se non sono consapevole del mio ruolo e non mi rendo conto che devo spendermi nel promuovere un clima favorevole all’apprendimento, curando i rapporti nella classe e le dinamiche di comunicazione, ho a mio avviso disatteso uno dei i miei compiti principali. Questo però presuppone che anch’io sia parte fondamentale di una comunità educativa e che non sia possibile un percorso solitario ed individuale, laddove la condivisione è parte integrante del mio lavoro. Spesso ci troviamo di fronte ad interi consigli di classe, soprattutto nelle secondarie, che non hanno la cultura del confronto.

Come si può allora  comunicarla agli alunni? Questa meravigliosa consapevolezza da parte loro, che è la reciproca presenza che crea e stimola l’apprendimento, va coltivata e potenziata. Usata come una splendida opportunità per creare davvero…cultura.

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