Ricordo un rapporto delle Nazioni Unite del 2018 che segnalava come la casa fosse il luogo più pericoloso per le donne di tutto il mondo.
Non era una rivelazione perché già nel 2001 al Convegno “Emergenza bambino” organizzato e pensato dal Centro Il Germoglio di Bolzano si segnalava una campagna di sensibilizzazione portata avanti in Austria e Germania che aveva come titolo “Nessun luogo è sicuro”.
Perché da sempre la violenza sulle donne e sui bambini ha avuto come palcoscenico previlegiato e nascosto le pareti domestiche e l‘insieme delle stanze intime che dovrebbero essere il luogo dell’amore e dell’accoglienza, degli abbracci e del rispetto.
Invece, con una frequenza inaudita, la casa è ancora il posto dove si possono nascondere orrori e terrori.
Così rimane ancora choccante il dato ISTAT Italia che nel 2014 indicava come il 31,5 % delle donne tra i 16-70 anni, ovvero quasi 7 milioni, aveva subito nel corso della vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Violenze perpetrate per lo più da partner o ex partner che di solito hanno avuto come luogo previlegiato per la mattanza, lo spazio intimo della casa.
Ha fatto bene pertanto Luciana Grillo a segnalare l’iniziativa del Soroptimist International che presso la Questura di Trento ha dato vita alla “Stanza tutta per sé”.
Una stanza per le donne, un luogo sicuro in cui poter dire la propria sofferenza e trovare ascolto, un posto protetto e al riparo dalla violenza dei gesti e delle parole che hanno ferito e annientato la fiducia.
Ecco questa “Stanza” mi sembra una preziosa metafora necessaria a chi deve ritrovare dentro la propria sicurezza, riordinare il caos provocato dalla sopraffazione e dalle offese materiali e dalle lacerazioni dell’anima. Un posto oltreché fisicamente sicuro e protetto, dove rintracciare quel filo di luce che aiuti ad uscire dal buio del labirinto.