Alcuni dati dicono che prima della pandemia un adolescente della scuola superiore passava mediamente 7 ore al giorno davanti al display dello smartphone.
Con l’inizio della pandemia e l’avvento della DAD tutto è cambiato: il tempo al PC è notevolmente aumentato e l’uso del telefonino, prima sostanzialmente demonizzato, ora è percepito come meno pericoloso.
Nel giro di poco tempo abbiamo visto modificare le relazioni tra gli individui e mutare stili di vita e abitudini. Si pensi a un dato molto significativo come l’età in cui viene dato un cellulare personale ai bambini. In un questionario sviluppato dal Centro il Germoglio di Bolzano per il progetto di Educazione digitale SAFE INTERNET attivato nel 2021 in un Istituto Comprensivo dell’Alta Val d’Isarco (Scuola primaria e secondaria di 1° grado), su 127 bambini intervistati, il 58,1% ha dichiarato di aver avuto in dono lo smartphone prima degli 8 anni e il 17,2% a 6!
Se poi andiamo a vedere per quanto tempo i genitori ne consentono l’uso durante il tempo libero, troviamo che un 22% lo può utilizzare per più di 3 ore al giorno e il 18,6% tra le 2 e le 3 ore. Non è cosa da poco se si pensa ai pericoli della rete e ai rischi derivanti dall’abuso dei dispositivi come quello di una possibile dipendenza. La rivoluzione digitale e le ore passate davanti al PC per la didattica a distanza hanno fortemente aumentato le interazioni online tra i minori e ridotto quelle nell’ambito familiare, dove le comunicazioni passano sempre di più via WhatsApp.
Molti centri di intervento per la salute mentale in età evolutiva, confermano che nel corso degli ultimi mesi del 2020 e nei primi del 2021 le richieste di aiuto per problemi di dipendenza tecnologica sono raddoppiate rispetto a quelle prima della pandemia. In qualche caso triplicate!
Il Servizio per le Dipendenze dell’Azienda Sanitaria genovese (Ser.T, Asl3) sostiene che i nuovi pazienti affetti da dipendenza sono in prevalenza maschi tra i 13 e i 20 anni i quali già prima del Covid avevano un rapporto non sano con i dispositivi tecnologici. Di certo la colpa delle nuove dipendenze (da cellulare e da Internet) non è della DAD, ma di sicuro il fatto che gli adulti diano meno attenzione e controllo all’uso di giorno che di notte dei dispositivi, sta incrementando il fenomeno dipendenza.
Ancora dai questionari del Centro Il Germoglio emerge e colpisce il fatto che il 32,2% degli intervistati tra gli 8 e i 13 anni ammette di poter tenere con sé il cellulare di notte, contro il 25,6% a cui non è esplicitamente permesso. Di fatto la generazione iperconnessa passa molto tempo con i dispositivi digitali e il gioco online è attività virtuale che prevalere su tutte le altre del mondo reale. I videogiochi, che non sono solo un passatempo, diventano spesso un modo per contenere le frustrazioni e compensare ad esempio insuccessi e fallimenti scolastici. Non di rado funzionano come una sorta di antidepressivo perché rapidamente fanno accumulare vittorie e successi, contrariamente a quello che accade nella vita reale dove tutto ha bisogno tempo e di perseveranza. Agli adulti di riferimento serve riflettere su questi comportamenti a rischio ma urge che famiglia e scuola insieme, attivino precocemente azioni di prevenzione.
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